Sciopero del commercio, chiusa la cooperativa di Povo
Trento, serrande abbassate in tutti i punti vendita della "famiglia". La percentuale di lavoratori che ha aderito alla protesta, nella grande distribuzione, si aggira intorno al 60%
TRENTO. Black out dell’attività della Famiglia cooperativa di Povo, chiusa in tutti i punti vendita. E' l'effetto della seconda giornata di sciopero dei lavoratori del commercio per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro della grande distribuzione (Gdo) sia privata che cooperativa.
La mobilitazione riscalda anche la Bassa Atesina che ha visto un’astensione del 50% dei lavoratori nei punti vendita interessati da Federdistribuzione: in Trentino la percentuale di lavoratori che ha aderito alla protesta, in Aspiag, si aggira intorno al 60% con punti vendita dove la percentuale è salita fino all’80, mentre al Bolzano l’adesione è sensibilmente cresciuta, rispetto al precedente sciopero, aggirandosi intorno al 45%.
“L’aumento della partecipazione è stato generale – commentano i due segretari di categoria di Cgil Trentino e Alto Adige, Roland Caramelle e Maurizio Surian - osservando in particolare una spiccata mobilitazione anche sul territorio”. Le testimonianze di adesione, infatti, arrivano anche dalla zona di Rovereto, da nuove adesioni nei punti vendita Oviesse e dalla conferma della condivisione, già registrata in passato, da parte dei lavoratori del Superstore. In Alto Adige sempre alta la soglia tra i lavoratori dello stabilimento Metro di Bolzano dove oltre il 50% dei dipendenti, nella giornata di ieri, ha incrociato le braccia.
“Il negoziato, finalizzato alla definizione di un contratto collettivo nazionale di lavoro per la grande distribuzione organizzata (Gdo) – spiegano i segretari - si protrae da ormai due anni e continua a scontare posizioni di assoluta rigidità da parte di Federdistribuzione che, nonostante il recente rinnovo contrattuale sottoscritto da Filcams, Fisascat e UILTuCS con Confcommercio lo scorso 30 marzo, continua a dichiarare indisponibilità rispetto all’erogazione degli aumenti previsti, con la conseguenza che l’ultimo incremento salariale corrisposto ai lavoratori risale a ottobre del 2013”.
Dopo il primo appuntamento di mobilitazione, lo scorso 7 novembre il clima si è ulteriormente scaldato in regione, dove ad animare lo spirito di protesta per ottenere i rinnovi dei contratti nazionali di lavoro si aggiunge, non secondariamente, la battaglia condotta unitariamente dai quattro sindacati (Cgil, Cisl, Uil e Asgb) sulle aperture festive, dopo che Aspiag nelle scorse settimane ha annunciato l’apertura di un certo numero di punti vendita nella giornata di Santo Stefano”.
Così, allo slogan “Vogliamo il contratto”, le delegazioni altoatesina e trentina che ieri hanno partecipato alla manifestazione nazionale organizzata proprio per lo sciopero a Milano, hanno sostenuto anche il “No alle aperture festive del 26 dicembre”. La manifestazione si è conclusa intorno all’una con un corteo che è partito intorno alle 10,30 da corso Venezia per giungere alla piazza della Scala, dove Susanna Camusso a tenuto il discorso conclusivo.