Schwazer: «Ho preso l’epo da solo, in Turchia»
La drammatica conferenza stampa del marciatore fermato per doping: «Alle Olimpiadi non ci sarei andato anche se non mi avessero preso. Ora voglio solo una vita normale»
BOLZANO. «Non sta a me giudicare me stesso. Non posso dire come la gente mi deve giudicare, posso solo dire che ho fatto un grosso errore e in questo ho cercato di essere più onesto possibile, non chiederò riduzione di pena». Lo ha detto Alex Schwazer durante la conferenza stampa presso l’Hotel Four Point di Bolzano. «Spero che la gente mi veda come una persona, che purtroppo può sbagliare. Sono un caso estremo, mi sono dopato, ho confessato. Spero che la gente mi veda per quello che io sono e spero che valutino quello che sto facendo adesso». Alex ha detto anche di aver “fatto tutto da solo”. «Mi sono procurato la sostanza dopante in Turchia, ho visto su internet come si fa. E’ stato il giorno più brutto della mia vita perchè mi sono reso conto che stavo facendo una cosa che non avevo mai fatto prima. L’oro di Pechino era pulito. Io mi sono sempre allenato rispettando le regole. Da quando ho iniziato a doparmi la mia vita è diventata un inferno. Schwazer ha detto anche di averlo fatto per le pressioni che subiva. «Dopo Pechino tutti mi stavano addosso. Non era ammissibile lasciare a 23 anni».
«La federazione italiana non sapeva nulla. Io non voglio attaccare nessuno, io voglio cambiare pagina perché mi sono fatto tanti anni di sacrificio, mi sono fatto il culo. Per me finisce qui. Per la federazione solo uno più uno e sentire più di un atleta. Io ho dimostrato di vincere anche senza doping», ha ribadito l’atleta azzurro.
«Volevo a tutti i costi fare entrambe le distanze. Se sto bene posso sempre vincere, anche senza doping. Il problema è stato proprio il fatto di voler correre sia i 20 chilometri che i 50. Ma nella vita uno deve fare ciò che sa fare, senza strafare. Io non sono stato lucido: ho sbagliato. Volevo fare di più: vincere tutto; invece ho perso tutto. Nella vita comunque contano la famiglia e gli amici, che oggi sono qui. Io a Pechino ho vinto perché ero sereno. Posso dire solo agli altri, ai giovani, di non farlo, di non doparsi e di non chiedere di più a se stessi. La gente deve capire di vivere, senza sensi di colpa se si esce per una birra o se si perde un’ora di sonno. Io non devo fare come altri atleti. Per correre sereni serve altro: non si deve fare per forza 5 ore di allenamenti, 3 ore di alimentazione e 15 di sonno. Questo è stato un mio errore: prima di Pechino invece ero molto più sereno e uscivo spesso con la fidanzata».
Schwazer ha parlato anche a lungo della fidanzata Carolina Kostner: «Avevo la nausea della marcia, non ne potevo più degli allenamenti. Alla mia fidanzata piace il pattinaggio, io faccio marcia perché sono bravo, ma non ho piacere a faticare. La differenza tra il mio rapporto con lo sport e quello di Carolina è questo. A Carolina ho mentito tutto, mi sono vergognato. Mi alzavo alle 2, 3 o 5 del mattino perchè sapevo in un possibile controllo antidoping. Speravo che Carolina uscisse da casa per andare in bagno a farmi l’iniezione».