Schmid: «È un affronto alla memoria»

Il presidente dell’Anpi commenta: «Va fatta un’azione politico-culturale. In autunno un convegno alla Pizzolato»


di Sandra Mattei


TRENTO. Una reazione dura ai vandalismi che si ripetono ai danni dei monumenti alla Resistenza e un’azione culturale per non dimenticare come è nata la nostra Repubblica e chi ha sacrificato la vita per costruirla. Sono in sintesi le due richieste che Sandro Schmid, presidente dell’Associazione partigiani di Trento farà all’incontro che ha chiesto alle massime autorità di polizia e politiche, dopo l’ennesimo affronto alla memoria dei partigiani. Venerdì notte, infatti, poche ore dopo la cerimonia alla Galleria dei Partigiani per rendere onore a Giannantonio Manci, morto suicida il 6 luglio del 1944, per non voler fare i nomi dei compagni durante le torture dei nazisti, la corona è stata trafugata. Non più un episodio isolato, ma l’ultimo di una serie, dopo l’incursione alla sede dell’Anpi e le altre due sottrazioni delle corone poste per il 25 aprile.

Avete già stabilito la data dell’incontro con il questore?

No, penso che sentirò il questore domani (oggi per chi legge). È inaccettabile che ogni volta che si mette una corona alla memoria partigiana, ci sia lo sfregio nei confronti della storia della Resistenza e delle nostre istituzioni, che da lì sono nate. È una provocazione non più tollerabile.

Cosa chiederete in questo incontro?

Abbiamo chiesto un confronto con le massime autorità delle forze dell'ordine e politiche, dal questore, al Commissario del governo al sindaco perché, come Anpi, vogliamo affrontare questi episodi a livello politico. Ci vuole un salto culturale delle istituzioni e delle forze politiche, per creare un fronte unitario e stroncare qualsiasi tentativo di far risorgere ideologie e correnti di pensiero naziste e fasciste. Ideologie, ricordiamolo, che sono anticostituzionali. In secondo luogo, si devono porre le basi per un programma culturale, che affronti il significato della memoria, della costruzione e soprattutto della difesa dello stato democratico.

Vi siete fatti un’idea di chi possano essere gli autori di queste provocazioni?

È gente organizzata, che ruota attorno al gruppo di negazionisti, che ha dei sostenitori anche in alcuni esponenti politici locali. Si tratta di un gruppo di ispirazione nazi-fascista, gli stessi che hanno organizzato due mesi fa il convegno di Levico sul signoraggio delle banche, invitando don Floriano Abrahamowicz, sacerdote lefebvriano, noto per le sue dichiarazioni negazioniste sull'Olocausto.

Secondo lei le istituzioni stanno facendo abbastanza per mantenere viva la memoria su quello che è stato il fascismo e la lotta di Liberazione?

Sicuramente lo sforzo per far conoscere la storia delle ideologie e dei nazionalismi che hanno portato alla dittatura in vari Paesi europei e alla guerra, c’è stato. Ma ci vuole uno stimolo ulteriore per far fronte ai tentativi di negazionismo e di provocazioni antidemocratiche. I precedenti episodi di vandalismo forse sono stati sottovalutati, ed invece vanno stroncati sul nascere, individuandone gli autori. .

Dal punto di vista culturale, come muoversi?

Noi cerchiamo di fare la nostra parte, puntando anche sul contenuto etico del movimento resistenziale. Uomini che si sono battuti non solo per la libertà dal fascismo, ma anche per una valenza etica della politica, condizione per dare un nuovo sviluppo democratico in Italia. Non si può pensare solo allo spread.

Avete in cantiere dei progetti ?

Posso anticipare che il prossimo autunno abbiamo promosso quattro mostre in collaborazione con la fondazione Museo Storico. Saranno mostre mobili che verteranno sul significato dell'8 settembre, come inizio della Resistenza, ci sarà poi un discorso più generale sull’antifascismo, dal delitto Matteotti e un altro sugli internati dei lager per essersi rifiutati di combattere con i nazisti, infine ci sarà una mostra sulla Costituzione. E, per l'8 settembre, organizziamo un convegno su militari e resistenza alle caserme Pizzolato.

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