Scatta la caccia alle preferenze
Sono quasi 72 mila quelle ottenute cinque anni fa da consiglieri che non si ricandideranno
TRENTO. Quasi 58 mila nel campo del centrosinistra autonomista, molte meno sul fronte opposto, circa 14 mila. Che non sono comunque poche: se ben “spalmate” tra i partiti, a spanne potrebbero valere anche 7-8 consiglieri. Sono le preferenze espresse dagli elettori alle provinciali del 2008 che, già fin d’ora, si possono considerare in “libera uscita”. E dunque terreno di conquista, coltello tra i denti, tra i futuri aspiranti a uno scranno in piazza Dante. Occorre però partire da una premessa, come dire, metodologica. L’elenco di cifre che state per leggere, cioè la scelta dei nomi e dei voti che ottennero, si basa essenzialmente su un criterio: la loro non ricandidatura il prossimo 27 ottobre. Con un ulteriore sottocriterio, indispensabile per non perdersi in un mare di cifre: si tratta dei candidati più noti, quelli cioè che conquistarono sostanziosi pacchetti di preferenze. Che quasi sempre (ma non in tutti i casi) valsero loro l’elezione. L’analisi non ha quindi ambizione di completezza, men che meno di scientificità. Non fosse altro perché i comportamenti degli elettori, come ben sanno i sondaggisti, riservano sempre sorprese imprevedibili. Si tratta comunque di numeri, magari aridi ma pur sempre numeri: e la matematica, si sa, non è suscettibile di opinioni. D’altra parte lo sanno bene quei non pochi consiglieri provinciali che, proprio su queste cifre, in vista dell’appuntamento elettorale stanno già ragionando da settimane. Ogni elettore infatti, anche questa volta, oltre al voto di lista potrà indicare due nomi. E questa partita non sarà meno appassionante di quella per la conquista della presidenza della Provincia.
La maggioranza. Il grosso delle preferenze in libera uscita si trova in casa Pd, e al di là di ogni possibile considerazione circa i dissidi interni al partito: dissidi che certo, sulla carta, non depongono a favore della conferma di quei voti. A prescindere dal come andrà a finire, si tratta comunque di preferenze tutte da riallocare. E non sono poche: a partire dalle 15.340 ottenute da Alberto Pacher, cinque anni fa il più votato in assolto. Poi, le 4.789 di Giovanni Kessler. Ancora, le 3.639 dell’assessore Marta Dalmaso e le 3.185 di Margherita Cogo. Un totale di quasi 27 mila preferenze che, per la caratura dei candidati che le ottennero, sono in buona parte voti “personali”. A cui andrebbero poi aggiunti anche i 2.229 di Giorgio Casagranda, primo dei non eletti dopo l’applicazione delle “porte girevoli” (che prevedevano l’ingresso di nuovi consiglieri in sostituzione di quelli nominati assessori) e i 1.883 di Giorgio Viganò, come Casagranda ex consigliere. Passando all’Upt, si devono considerare le 3.045 preferenze ottenute dallo scomparso Giovanni Battista Lenzi, unico valsuganotto eletto cinque anni fa nella lista di Dellai: anche questi dunque voti personali, che attendono quindi di verificare la presenza o meno nell’Upt (o ciò che diventerà) di candidati di quel territorio. A disposizione i 3243 voti di Anderle e i 3404 di Magnani, ben presto uscito dal gruppo. Diverso il caso del Patt: ben tre i nomi di peso che non saranno in lista, a partire ovviamente dai parlamentari Franco Panizza (cinque anni fa ben 6.186 preferenze) e Mauro Ottobre (1.681), senza dimenticare Sergio Muraro (1.634): oltre 9 mila espressioni di voto sulla carta destinate a premiare ancora le Stelle alpine, ma che non potranno dirigersi su Ugo Rossi (3.477 preferenze cinque anni fa), che della coalizione sarà il candidato presidente. Se ne esce anche Firmani (dipietrista) e mette in libertà 1083 voti.Se a tutto questo aggiungiamo i “cespugli” di cinque anni fa, cioè le 1.964 preferenze del verde Roberto Bombarda (da tempo in rotta con il proprio partito) e le 1.752 di Marco Benedetti (Leali), quest’ultimo non rieletto, ecco che si arriva quasi a quota 58 mila voti. Dove finiranno domenica 27 ottobre? O meglio: resteranno davvero tutti nel centrosinistra autonomista? Cinque anni fa, per dirne solo una, il Movimento 5 Stelle era ancora di là da venire. Un terremoto è insomma ampiamente prevedibile.
Le opposizioni. Due parole per l’allora sinistra “dura e pura” di Rifondazione e Comunisti italiani, che separatamente conquistarono nel complesso 4.802 voti. Che più di altri sono in cerca di un nuovo tetto: per la china discendente che da anni caratterizza i due partiti, ma soprattutto perché i loro allora candidati presidente (Agostino Catalano e Gianfranco Valduga, peraltro non eletti) sono entrambi nel frattempo deceduti. Più che probabile una confluenza almeno parziale su Sel, ma naturalmente non si sa mai. Più articolata invece la situazione del centrodestra. Qui c’è da attendersi un transito di preferenze (e in questo caso di voti di lista) verso il centro: è il caso delle 3.961 di Walter Viola e delle 3.823 di Rodolfo Borga, il primo ora in Progetto Trentino e il secondo promotore e, ad oggi, anche candidato presidente della Civica Trentina. Dove pure si è collocato Marco Sembenotti, cinque anni fa eletto nella Civica per Divina (con appena 515 preferenze, recordman al contrario) dopo un ricorso vincente per complesse ragioni di ineleggibilità contro Mauro Ferretti che lo sopravanzava nel voto di lista. Ma al di là di queste figure, sono da ricercare altrove le preferenze in libera uscita. A partire da quelle forse più “personali”: le 4.908 ottenute da Pino Morandini del Pdl, che dopo 25 anni lascerà il Consiglio. Così come il collega di partito Mauro Delladio, che cinque anni fa toccò quota 2.090. Tutte da riassegnare anche le 3.150 che portò a casa (ma senza essere rieletto) il capolista di Valli unite Denis Bertolini, mentre resteranno presumibilmente in zona Lega Nord le 2.481 conquistate da Alessandro Savoi, che già all’indomani delle elezioni politiche aveva annunciato che a ottobre non si ripresenterà. Infine, e anche qui si tratta di voti legati alla persona prima che alla lista, resta da vedere che faranno quei 913 trentini che scelsero appunto Ferretti. Messo assieme tutto, nel campo del centrodestra siamo quasi a quota 14 mila, precisamente 13.542. Anche qui insomma la partita è aperta. Ma anche qui la minaccia di uno smottamento elettorale è più che tangibile. Chi ci spera? In molti, ovvio. E una persona in particolare: avete presente quell’ex presidente dell’Autobrennero condannato per truffa?
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