Sanità, Roma chiede al Trentino risparmi per 6,5 milioni di euro
Bondi: «Su beni e servizi potreste tagliare fino al 30%». Rossi: «Conti inapplicabili, sulla spesa decidiamo noi»
TRENTO. Tagli per 6 milioni e mezzo, ovvero il 5% dei 130 milioni di euro del bilancio provinciale. È quanto il governo chiede al Trentino sul fronte della spesa per la sanità. Nel mirino in questo caso ci sono le spese per acquistare beni e servizi non sanitari. Non si parla cioè di siringhe e flebo, ma degli altri costi che l’ente pubblico sostiene per finanziare gli ospedali: dalla manutenzione ai trasporti, dal riscaldamento alle pulizie. Ieri il supercommissario alla spending review Enrico Bondi ha avviato gli incontri bilaterali con tutte le Regioni, tra cui le Province di Trento e Bolzano. Per il Trentino è scesa a Roma la dirigente del Dipartimento lavoro e welfare della Provincia, Livia Ferrario, che a Bondi ha consegnato un documento dell’assessore alla salute Ugo Rossi. Nel memorandum, si fa presente al governo che, pur condividendo l’obiettivo generale di qualificare la spesa sanitaria, la Provincia ha competenza primaria in materia di sanità, che finanzia con risorse proprie, e dunque ritiene «del tutto incompatibili con le proprie prerogative» le richieste fissate da Roma e contenute nel decreto sulla spending review. Quindi nessuna trattativa.
Consegnata la lettera (che Bondi si è impegnato a consegnare alla segreteria del premier), la dirigente ha ascoltato. Non si è parlato ieri di riduzione dei posti letto. Il supercommissario ha mostrato i conti frutto del lavoro che il premier Monti gli ha commissionato a fine aprile, mettendo sul tavolo le tabelle sui costi medi nazionali per le varie voci di spesa: per molte di queste - riscaldamento, pulizia, manutenzione del patrimonio immobiliare - ha fatto candidamente notare che il Trentino si trova ben al di sopra la media. Di qui la richiesta del governo: tagliare la spesa del 5% sui contratti di fornitura, vale a dire 6,5 milioni all’anno sui 130 milioni che la Provincia spende in acquisti di beni e servizi (il 10% sul totale della spesa sanitaria). Questa la quota di risparmio che è stata inserita nel decreto, ma per il commissario Bondi la Provincia di Trento potrebbe fare di più, arrivando ad un taglio del 30%.
L’assessore Rossi non si scompone: «Si limitano a una media nazionale ma questa cosa non ha nessun senso. è evidente che noi spendiamo di più di riscaldamento rispetto alla Sicilia. Com’è evidente che spendiamo di più di pulizia e manutenzione, ma perché noi le manutenzioni e le pulizie le facciamo. L’impressione è che tutto venga impostato in funzione dei saldi da rispettare, cosa inapplicabile. La trattativa finanziaria avverrà per noi su un altro tavolo». Il tavolo è quello con i funzionari del Tesoro sul contributo del Trentino al risanamento dei conti pubblici, su cui la Provincia attende ancora risposte dal governo. E da Borghetto, dove ha incontrato i presidenti delle autonomie del Nord, ieri Lorenzo Dellai si è limitato a una battuta tranchant: «A Roma hanno tirato fuori le solite tabelle. Abbiamo mandato un nostro funzionario solo per cortesia istituzionale».
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