Sanità, i più soddisfatti sono qui

Indagine nazionale di Confartigianato: solo un paziente su venti ha qualcosa da ridire sulla qualità


di Robert Tosin


TRENTO. Nella provincia di Trento 5 pazienti su 100 escono dagli ospedali insoddisfatti. In Calabria, 28. E’ questa la differenza, abissale registrata in un rapporto di Confartigianato sulla qualità della sanità italiana. Trento è in testa, straccia tutti. Al secondo posto c’è l’Emilia Romagna che però ha quasi il doppio degli insoddisfatti. «E’ una notizia sicuramente confortante - dice l’assessore Ugo Rossi - che premia la costante attenzione del governo provinciale e dell’Azienda sanitaria verso la qualità del servizio, la cura organizzativa e la massima attenzione verso i naturali destinatari di ogni politica sanitaria, vale a dire i cittadini».

I dati raccolti da Confartigianato incrociano bilanci ed efficienza, assieme alla soddisfazione ultima dei pazienti in merito non solo alle cure ottenute ma anche ai “servizi alberghieri”. Ne emerge che quelle regioni meno attente ai finanziamenti, che sprecano e spendono a piene mani sono pure quelle che lasciano più scontenti i pazienti. I quali risolvono, quando possono, emigrando in altre regioni per ottenere cure e assistenza. E’ tipico soprattutto delle regioni del sud, quelle stesse che in questi giorni sono nell’occhio del ciclone per i tagli imposti dal governo e a cui non riescono a fare fronte. E a fronte di una spesa sanitaria inevitabilmente al rialzo - visto che la popolazione invecchia e avrà sempre più bisogno di servizi di tipo socio-sanitario - il modello diventa quello delle regioni che riescono a far “fruttare” meglio le risorse disponibili. I dati di Confartigianato, in verità, sono un po’ inquinati da una lettura del bilancio sanitario trentino che la Provincia ha contestato e che l’assessore Rossi è riuscito a far modificare a Roma, a partire dal bilancio 2011. «Moltissimi - dice l’assessore - continuano a ignorare che noi non partecipiamo al riparto del fondo sanitario nazionale e che tutte le spese per la salute dei nostri cittadini e dei nostri ospiti sono sostenute dalle tasse pagate dai trentini. Parlare di deficit quindi è assolutamente improprio perché il conteggio da cui risulta il passivo è solo teorico e virtuale». Il conto, in effetti, si fa sulla teorica ripartizione delle risorse al Trentino, come se dovesse beneficiare del riparto nazionale, cosa che non avviene. Affidandosi a quella lettura, dunque, si ha un quadro distorto.

Resta comunque insindacabile il giudizio raccolto nel sondaggio: solo il 5,2% dei pazienti uscito da un ambulatorio o ospedale trentino si dichiara, per qualche motivo, insoddisfatto del trattamento ricevuto. In Emilia Romagna la percentuale già si alza all’8,9%. In Veneto (tra le poche regioni in utile dal punto di vista economico) un utente su dieci ha di che lamentarsi, in valle d’Aosta si sale all’11,9 per cento e a Bolzano si tocca il 12,1%. Agli ultimi tre posti le regioni che hanno chiesto anche di poter anticipare la raccolta Irpef per far fronte ai buchi milionari: Lazio (25,4% di insoddisfatti), Sicilia (26,5%) e Calabria (28,2%).

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