Sanità, ecco i tagli all’unanimità: Ala e Mezzolombardo
Dall’1 settembre via i punti di primo intervento: «Poco usati» Ma la giunta comunica la decisione con due giorni di ritardo
TRENTO. La notizia è secca: dall’1 settembre chiuderanno i punti sanitari di primo intervento di Ala e Mezzolombardo. E il motivo, senza troppi giri di parole, è perché le prestazioni che vi vengono erogate «risultano diseconomiche sotto il profilo del rapporto fra i costi sostenuti e il numero di prestazioni erogate». Così recita la delibera approvata lunedì scorso dalla giunta provinciale e ieri resa pubblica. E qui sta l’altro aspetto della notizia, politicamente altrettanto rilevante: tutti in Piazza Dante, dal presidente Ugo Rossi fino all’ufficio stampa, passando ovviamente per l’assessora alla salute Donata Borgonovo Re, si stanno muovendo con i piedi di piombo viste le polemiche scatenate dal tira e molla sul futuro del punto nascite dell’ospedale di Tione. Ma esponendosi così anche al rischio del ridicolo: come leggere altrimenti la decisione di comunicare solo ieri nel tardo pomeriggio il contenuto di un provvedimento non banale licenziato ormai tre giorni fa, visto che proprio lunedì scorso la conferenza stampa del dopo giunta era stata monopolizzata dalle delibere relative proprio alla sanità? La valutazione quel giorno deve essere stata la seguente: visto il caos sollevato dal tema tagli, meglio soprassedere nel far sapere all’opinione pubblica di una sforbiciata questa sì effettiva. Perché approvata dalla giunta con voto unanime. E con tutti gli assessori presenti. Chi insomma pensava che far passare un paio di giorni avrebbe facilitato, diciamo così, l’assimilazione della notizia, ha sbagliato i propri calcoli: anzi, se possibile ora il clima è ancora peggiore, specie dopo quanto avvenuto l’altro ieri in Consiglio, con l’assessora Borgonovo Re a ribadire la necessità della chiusura a Tione sotto lo sguardo di un Rossi furente. Difficile infatti che già oggi in aula i vari Civettini e Borga, ognuno per la sua parte politica e ognuno per il proprio territorio, non sparino ad alzo zero contro le decisioni della giunta. E tutto questo a prescindere dal merito della decisione.
Tornando ai contenuti della delibera, infatti, va detto che la soluzione proposta dall’assessora e accolta dalla giunta appare tutt’altro che infondata. I due punti di primo intervento di Ala e di Mezzolombardo, che non svolgono servizio di pronto soccorso, «comunque richiedono all’Azienda provinciale un importante investimento di risorse umane, che non trova rispondenza in termini di servizio reso all’utenza». A Mezzolombardo, nel 2013, la media di accessi è stata di 7,7 persone al giorno, scesa a 6,6 nei primi sei mesi del 2014 e solo 4 persone su 1.217, nel primo semestre dell’anno, sono state poi ricoverate. Ad Ala, nel 2013, la media degli accessi si è attestata sullo 0,5%, scesa allo 0,4% nel primo semestre 2014. Quindi meno di una persona al giorno. Nel 100% dei casi i pazienti sono stati poi rimandati al proprio domicilio. «I dat, dunque - secondo la Provincia - dimostrano che le problematiche trattate nei due ambulatori sono riferibili, nella quasi totalità, alla medicina di base». Per eventuali emergenze, resterà attivo, nei due punti di Ala e Mezzolombardo il servizio di guardia medica (che opera già oggi nelle ore notturne e nel fine settimana e continuerà a farlo). Per quanto riguarda invece l’attività di pronto soccorso, i cittadini possono rivolgersi alla rete della medicina d’urgenza garantita da sette unità operative, ovvero gli ospedali di Trento (S. Chiara), Rovereto, Arco, Tione, Borgo, Cles e Cavalese. Alle quali, nella stagione invernale, si aggiungono gli ambulatori di Pozza di Fassa e di Madonna di Campiglio.
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