san pio X

Sacrestano al freddo, l'Itea non interviene: "La stufa deve pagarla lui"

Da 30 anni Busarello abita in una casa senza riscaldamento. L’istituto vuole anche un relazione tecnica sull’intervento


di Andrea Selva


TRENTO. Alla fine l'Itea ha detto «no». Niente stufa a Mario Busarello, il sacrestano che abita in un vecchio appartamento pubblico di via San Pio X. E poco importa se da trent'anni vive senza riscaldamento, arrangiandosi con due stufette a gas, pagate di tasca propria, di cui non esistono più i pezzi di ricambio e che rischiano ogni giorno di piantare in asso lui e la moglie (invalida) con cui divide l’appartamento.

La storia l'abbiamo già raccontata sul Trentino del 4 febbraio e poi il giorno successivo, con il presidente dell’Itea che garantiva un intervento. E invece niente da fare. Busarello, stanco di passare gli inverni al freddo, aveva chiesto una stufa a pellet, come quella che - a quanto ha saputo - altri inquilini avrebbero installato nel loro appartamento. Ma dopo trent'anni in un immobile privo di caldaia aveva anche chiesto all'istituto di edilizia abitativa di farsi carico delle spese.

La risposta sta in una lettera firmata dall'ingegner Ivano Gobbi, dirigente del settore investimenti dell'istituto, che si può riassumere così: la stufa deve pagarla lui e in ogni caso, prima di installarla, deve chiedere il permesso all'Itea. Solo che l'Itea prima di dare il via libera vuole anche una “relazione tecnica verifica canna fumaria con video ispezione debitamente compilata”. Insomma Busarello dovrebbe chiamare (a sue spese) uno spazzacamino attrezzato con sonda e telecamera per verificare se nell’alloggio dell’Itea si può mettere una stufa. In caso affermativo può chiedere il via libera. Ma patti chiari e amicizia lunga: il conto lo paga lui.

È chiaro che l'Itea non vuole spendere soldi per un appartamento degli anni Cinquanta. Forse il destino di quell’appartamento è di restare vuoto, come ce ne sono - per vari motivi - più di mille (!) tutti gestiti dall’Itea. Ma è anche chiaro che un pensionato di 68 anni non può stare in un appartamento senza riscaldamento dove d'inverno il termometro si ferma a 18 gradi, le camere sono gelide e in salotto si guarda la televisione con il cappotto.

«Busarello dovrebbe accettare di andare in un altro appartamento» fanno sapere dall'istituto. Ma lui - che ogni giorno apre e chiude la chiesa del quartiere - non ci sta. Fa vedere l'ultima ricevuta di pagamento, relativa al mese di gennaio: 350 euro. Che sono sicuramente un canone d’affitto agevolato, ma non esattamente popolare. E con la testardaggine tipica di certe persone anziane spiega «Chiedo solo una stufa, per il resto mi accontento, ma non possiamo lasciare questo quartiere dove c'è la nostra vita».

A dire la verità il sacrestano chiederebbe anche un'altra cosa. Se - per piacere - l'istituto gli potesse cambiare il portoncino d'ingresso, che in realtà è una normalissima porta di compensato, di quelle che si sfondano con un calcio: «Abitiamo al primo piano - spiega - abbiamo paura dei ladri».

Ma l'Itea ha una risposta anche per questo, firmata sempre dal dirigente generale: 1) deve pagare lui; 2) il lavoro deve essere autorizzato ed eseguito a regola d’arte; 3) la nuova porta deve avere aspetto esterno uguale a quelle che si affacciano sullo stesso pianerottolo. L’Itea è rigorosa. Ma andate a vedere in che stato è quell’immobile, poi date un’occhiata alle due porte che si affacciano sullo stesso pianerottolo. Ebbene sì: sono diverse.













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