Rurali verso la fusione, soci in allarme
Nelle assemblee a Spera e a Telve, il timore che il controllo passi ai soci veneti
SPERA. Fusione in vista per tre banche della Bassa Valsugana: la Cassa Rurale Centro Valsugana, la Cassa Rurale Bassa Valsugana e la Cassa Rurale di Castello Tesino. Il piano che prevede l'unione dei tre istituti di credito è stato presentato in due riunioni, venerdì a Spera e ieri a Telve. Gli incontri sono serviti per illustrare ai soci i dettagli dell'operazione e, in effetti, tra i soci non sono mancate le perplessità.
Gli interventi hanno evidenziato una paura di perdita di territorialità della "loro" banca e il timore che la gestione dell'istituto di credito possa passare di mano, in particolare ai veneti dei Comuni vicini, dove le banche hanno soci e sportelli, e in numero non esiguo. Altri hanno chiesto perché il progetto di fusione non riguarda la Cassa Rurale di Olle Samone Scurelle. Un centinaio di persone erano presenti a Spera, dove è stata illustrata la situazione degli istituti di credito. Ci si trova in una congiuntura poco favorevole, hanno detto i presidenti delle Rurali intervenuti al dibattito, non tanto perché le banche siano in crisi (dato che il capitale è solido e gli investimenti non sono a rischio), quanto perché la raccolta, ossia il risparmio che la banca riceve da clienti e soci, è diminuito rispetto alle somme che gli istituti hanno concesso negli anni.
Una situazione che ha colpito anche le Casse Rurali, che per statuto e mandato operano garantendo la sostenibilità economica del loro territorio. I numeri illustrati parlano chiaro: la Cassa Centro Valsugana, in percentuale, raccoglie 100 e distribuisce ben 106. Gli impieghi, cioè i soldi dati in prestito, raggiungono la cifra di 136 milioni di euro e, per riportare in equilibrio il sistema, bisognerebbe far rientrare 22 milioni di euro, denaro che verrebbe tolto all'economia della valle. Con che effetti è facile prevedere.
Purtroppo, ormai da tempo (è stato sottolineato) il risparmio delle famiglie e delle imprese è in crisi: è meno il denaro proveniente dal risparmio e si sta intaccando quanto messo al sicuro negli anni precedenti. Per continuare ad andare avanti, una fusione appare inevitabile, come sottolineato con forza e passione anche dal presidente della Cooperazione Diego Schelfi, intervenuto alla serata. Favorevole alla fusione anche la Banca d'Italia, organo di controllo per queste operazioni, che per i primi tre anni consentirebbe una deroga alla legge che prevede solo 13 membri nel consiglio di amministrazione, aumentando provvisoriamente il numero a 14. Simili fusioni, ha continuato Schelfi, «sono in discussione anche in Valle di Non, in Vallagarina e in Val Rendena, dove si incontrano problemi simili».