Rovereto, paziente già mortoconvocato per una visita
Errore burocratico dell'Azienda sanitaria, che si scusa con la vedova
ROVERETO. L’azienda sanitaria convoca il morto per una visita medica. All’appuntamento avrebbe dovuto presentarsi il 28 dicembre senonché, come scrive la vedova in una lettera al nostro giornale, «peccato che mio marito sia deceduto il 13 novembre». Del disguido l’azienda sanitaria è dispiaciuta, ma spiega «sono cose che purtroppo possono succedere».
La vicenda ha inizio il 18 dicembre, quando Francesca Brunialti ritira una raccomandata degli uffici dell’azienda sanitaria di via Leoni al Follone indirizzata al marito. «Mio marito - scrive Brunialti - vi si deve recare per una visita di accertamento sanitario di 28 dicembre. Peccato però che sia deceduto il 13 novembre», un mese e mezzo prima dell’appuntamento fissato. Come mai, dunque, l’azienda sanitaria convoca un defunto?
Lo spiega Liliana Grandi, referente della segreteria di medicina legale degli uffici di via Follone alla quale si è rivolta pure la vedova utilizzando toni piuttosto forti dopo lo shock per la lettera indirizzata al marito scomparso da tempo. «I tempi di attesa per fissare una visita medica dopo aver presentato una domanda di invalidità, come nel caso del signore in questione, sono di due o tre mesi. Quando si stabilisce la data, una ventina di giorni prima - racconta Grandi - faccio un accertamento sull’anagrafe provinciale dell’azienda sanitaria per vedere se la persona interessata è ancora registrata oppure si è stata cancellata in seguito a morte. A me il signore, quando ho scritto la lettera per la visita del 28 dicembre, risultava ancora in vita. Ed è per questo che ovviamente ho inviato la comunicazione dell’appuntamento».
L’uomo è deceduto il 13 novembre e la lettera è stata scritta, come tiene a precisare Liliana Grandi, «dopo aver consultato il computer» il 27 novembre. Dunque, in questi quattordici giorni l’elenco degli assistiti non è stato aggiornato. Perché? «Perché le comunicazioni che arrivano dai Comuni non sono quotidiane. Mi sembra che sia mensile a cadenza mensile la segnalazione che arriva alla cassa malati. Per evitare disguidi come è successo alla signora - conclude Grandi - guardiamo anche gli annunci funebri sui giornali e sui muri, ma purtroppo queste cose possono capitare. Dispiace, certo, ma in questi casi potrebbe essere la famiglia a comunicare il decesso del proprio caro».
«Ricevere una lettera indirizzata a mio marito morto - afferma Brunialti - ha rinnovato il dolore ancora fresco tanto da mandarmi in tilt per alcuni giorni. Alla responsabile dell’ufficio ho detto che a lei non gliene frega nulla del dolore degli altri... Non è la prima volta che leggo di questi casi: non dovrebbero arrivare lettere post mortem dalle amministrazioni comunali, provinciali e qualsiasi altro ente. Attraverso il computer si sa (se lo si vuole) tutto di tutti. Basta un po’ di buona volontà, di umanità di coscienza... Così non si spreca né tempo né soldi di contribuenti. E soprattutto non si acuisce il dolore di chi resta».