Rovereto, la tazzina del caffè a 1,20 euro
Il titolare del bar Posta: l'aumento serve a coprire i costi sempre più elevati
ROVERETO. E' stato il primo a portare in centro il costo la tazzina di caffè ad un euro e 20 centesimi. E c'è da stare sicuri che l'"esempio" del bar Posta di corso Rosmini verrà prima o poi imitato da gran parte dei colleghi. Un incremento del 20 per cento «giusto per coprire i costi», anche se c'è chi si fermerà all'euro se non addirittura ai 90 centesimi. La soglia psicologica dell'euro, dunque, è andata in frantumi dopo anni che il prezzo era rimasto invariato. «Mi scusi: ma quanto costa un quotidiano? Un euro e 20 se non sbaglio. I giornali sono aumentati da qualche mese e noi lo abbiamo fatto da pochi giorni, un incremento giusto per coprire i costi dei prodotti e di gestione del bar che sono sempre più elevati...» afferma Massimiliano Zanella, titolare dal 2001 del bar Posta. Che aggiunge: «Già sei mesi fa c'è stato un aumento del prezzo del caffè, quindi il latte, lo zucchero per poi aggiungere i costi dell'energia elettrica e lo smaltimento dei rifiuti. Insomma i 20 centesimi di aumento vanno a finire tutti allo Stato piuttosto che a chi gestisce i servizi comunali».
Ma come hanno reagito i clienti all'incremento del prezzo della tazzina? «Tanti non hanno detto nulla, la maggior parte era preparata, sapeva che prima o poi, visto che tutto è rincarato, sarebbe toccato anche alla tazzina al bar. No, non ho paura di perdere i clienti perché vanno e vengono, a maggior ragione quando - spiega Zanella - anche gli altri bar porteranno il prezzo ad un euro e venti». Eh già, sarà proprio così. C'è da prepararsi a sborsare quei venti centesimi in più che verranno richiesti dai baristi.
«E' vero che si tocca un tasto dolente ma è inutile negarlo, l'aumento a fine stagione sarà inevitabile - affermano i fratelli Matteo e Roberto Bertoni del bar via Dante 20 - Sono tanti i fattori che incidono sul prezzo della tazzina visto che tutto è aumentato in maniera pesante. Eppoi bisogna fare i conti con il servizio che si offre alla clientela: la miscela del caffè, una tazzina e un piattino che a noi costano sei euro, il biscotto di alta pasticceria che offriamo, il miele e lo zucchero che magari qualche cliente si porta via... Per alcuni un euro può essere sufficiente (le miscele vanno dai 14 ai 28 euro al chilo), ma se vogliamo mantenere un certo standard e coprire i costi il rincaro prima o poi arriverà».
«Se dovessimo vendere il caffè come lo compravamo quando c'erano le lire dovrebbe costare almeno due euro. Nonostante il forte aumento dei costi, in dieci anni il prezzo della tazzina - spiega Riccardo Angheben, titolare del bar De Min - è aumentato di 17 centesimi, da 83 centesimi a un euro. Aumentare i prezzi è sempre doloroso, anche per noi e dispiace mettere le mani nelle tasche dei consumatori che alla fine sono sempre loro a farne le spese. Ma d'altra parte gli incrementi che abbiamo avuto ci costringono a fare questa scelta. Per il momento cerchiamo di coprire i costi noi e il caffè resterà ad un euro».
«Se il grossista non aumenta i prezzi - ribatte Paolo Gropuzzo del bar Rosmini - non ritocco il listino visto che il caffè è la consumazione che va di più. Ognuno è libero di comportarsi come meglio crede, ma la mia è una scelta contro la crisi che investe tutti: se devo aumentare qualcosa piuttosto lo farò con altri prodotti». A 90 centesimi resta la tazzina alla Bottega del caffé Dersut in via Garibaldi: «In questo momento non abbiamo pensato ad aumenti. L'aumento ad un euro potrebbe starci, ma preferiamo lasciare invariato il prezzo. I clienti vengono qua da noi sia per il costo che per la qualità del caffé che apprezzano».