Rossi: «Ora al via un lavoro di squadra per vincere a ottobre»
Il candidato presidente: «Siamo una coalizione composita dobbiamo parlare a chi oggi non si fida della politica»
TRENTO. «Oggi c’è chi ha più responsabilità degli altri, ma guai a pensare che non si parta insieme». Ugo Rossi, vincitore delle primarie, da sabato notte è il candidato del centrosinistra autonomista alla presidenza della Provincia. E come primo atto da candidato ha chiamato gli altri candidati, in primis Alessandro Olivi e Mauro Gilmozzi, per impostare un lavoro di squadra in vista delle provinciali del 27 ottobre.
Assessore Rossi, quando ha capito che avrebbe vinto?
Ci ho creduto quando mancavano 4 seggi alla fine, due a Fiemme, uno a Moena e uno a Madonna Bianca, e ero in vantaggio di 80 voti. Sapevo che dalla val di Fiemme non poteva esserci un differenziale a favore di Olivi e lì ho pensato che era fatta. Ma devo dire la verità, non mi aspettavo questo epilogo. Sentivo un grande clima positivo ma non ero certo che si trasformasse in un’affluenza così alta.
La differenza l’ha fatta l’altissima partecipazione nelle valli. Si aspettava un risultato di questa portata?
No, ma c’è un dato importante, il differenziale nelle città è molto inferiore rispetto a quello delle valli e questo fa pensare che sia passato anche in città un messaggio fuori dai partiti e più incentrato sulle persone.
Chi si sente di ringraziare per questa vittoria?
Innanzitutto gli oltre 23 mila che sono andati a votare. Ho sempre pensato che fosse uno strumento utile considerato il tipo di coalizione che eravamo, a prescindere dal poterle vincere o meno. Ringrazio gli oltre mille volontari che hanno consentito che queste primarie si svolgessero, è un bel segnale di una politica che non è fatta solo di apparati e di costi ma anche di persone che si mettono in gioco per un’idea politica e un’appartenenza. Il terzo ringraziamento è per i quattro che insieme a me hanno partecipato a questa corsa che non è stata una corrida. abbiamo dato credo un’immagine di unità e di serietà nel parlare soprattutto di programmi senza accuse reciproche come spesso la politica fa ad altri livelli. E poi un grazie grande alla struttura del mio partito che si è mobilitata, è lì nei numeri.
Si è detto che sono state primarie degli apparati. Quanto ha contato per la sua vittoria la mobilitazione del Patt?
Attenzione che avere in tasca una tessera non vuol dire vivere di politica, vale per il Patt come per gli altri partiti. Partiti che vanno riformati ma possono ancora essere utile. Nel risultato di queste primarie io colgo dei segnali che vanno molto al di là delle strutture dei partiti, una certa trasversalità e anche qualche segnale di partecipazione di persone che non si sentono rappresentate da questi partiti, anzi che a livello nazionale fanno altre scelte, ma che hanno pensato che questa fosse l’occasione per dire la loro sulla scelta della persona.
Sta dicendo che ai seggi si sono presentati anche elettori del centrodestra?
C’è stato un momento in cui qualcuno ha tentato di far passare un mio accordo con Progetto Trentino, è evidente che non è così perché i nostri elettorati sono abbastanza contigui e non c’era nessun interesse da parte di forze politiche del centrodestra a indirizzare consensi su un candidato espressione di un’area politica quasi sovrapponibile.
Come imposterà ora il lavoro della coalizione?
Ho sentito Alessandro Olivi e Mauro Gilmozzi e a loro ho manifestato l’esigenza, prima di cominciare il lavoro di coordinamento sul programma, di confrontarmi prima di tutto con loro, ma anche con gli altri due candidati, perché penso sia giusto che pur in una scelta di un coordinatore che ha una responsabilità, riconoscere che c’è stato un gran risultato di partecipazione e se oggi possiamo dirci contenti è anche perché gli altri si sono mobilitati tanto quanto noi. Chi ha vinto ha il dovere, la responsabilità ma anche la convenienza a lavorare con questo spirito.
Già sabato notte lei ha ricordato che ora si tratta di vincere a ottobre. Qual è la sfida per il centrosinistra?
Non sono certo di poter vincere. Conterà per prima cosa dare un messaggio comune, e poi far capire che la nostra è una coalizione composita che in questi anni si è reciprocamente contaminata e che non rinuncia ad una sua connotazione politica progressista, assolutamente diversa da un modo demagogico e conservatore. Certo le diverse anime devono tirare fuori il meglio di sè e soprattutto cercare di parlare agli elettori che non si fidano della politica, per far capire loro che nonostante tutto è ancora possibile fare della buona politica, nel solco di un’alleanza che si chiama centrosinistra autonomista.
La coalizione resterà quella di oggi?
Ci mancherebbe. Ma per vincere le elezioni dovremo renderci credibili anche a quella fetta di elettori che non ha nelle corde le appartenenze della politica nazionale e a quelli che si sentono distanti dalla politica. Il Movimento 5 stelle ha avuto tanti voti anche qui da noi.
La preoccupano le tensioni dentro il Pd e pensa che ci sia il rischio che una parte della base democratica abbia difficoltà ad accettare la sua vittoria?
In questi anni da assessore alla salute ho lavorato con persone del Pd che possono essere rappresentative di queste anime, cito Mattia Civico, sulla riforma sanitaria, le politiche familiari, gli assegni di cura, il reddito di garanzia. Mi sembra un falso problema, se discuteremo di come immaginiamo il Trentino dei prossimi anni - un Trentino moderno attento alle imprese, alla crescita e allo stesso tempo attento ai più deboli - sono certo che ci ritroviamo.
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