«Rossi non cerchi yes men Sulla lealtà niente lezioni»

Olivi contrattacca: «La coesione in coalizione? Non si crea silenziando il dibattito» Manica: «Serve più confronto. Ma per un po’ smettiamo di parlare di leadership»


di Chiara Bert


TRENTO. «Sul piano della lealtà all’azione di governo e della responsabilità che ho dimostrato nei momenti cruciali non accetto nessun tipo di censura. Una coalizione si cementa non silenziando le differenze, ma facendo sentire tutti parte di un processo di innovazione politica». Alessandro Olivi respinge al mittente le critiche che il presidente della Provincia Ugo Rossi gli ha mosso durante il vertice di maggioranza convocato dal governatore domenica sera - nel pieno del caso Baratter-Schützen - con i segretari e i capigruppo. Una riunione dove Rossi ha minacciato di dimettersi lamentando la mancanza di coesione della coalizione: «Così non si può continuare», è stato il messaggio agli alleati, pronunciato con un di più di sconforto - raccontano i presenti - rispetto a precedenti occasioni in cui già aveva paventato di lasciare.

Ieri sia Pd che Upt hanno mandato segnali di distensione dopo i giorni infuocati della vicenda Baratter. Lo stesso Olivi dice: «Il Trentino ha bisogno di tutt’altro che di crisi». E alla domanda se ritiene che ci siano le basi per il centrosinistra autonomista per proseguire fino al 2018, risponde: «Le basi ci sono, ma bisogna capirsi su cos’è la coesione di cui parla Rossi. Una coalizione sta insieme e cementa i suoi legami non sterilizzando le diversità e fissando una disciplina da caserma. Rossi deve chiedere agli alleati proposte, idee, input, la coalizione deve parlare di più di politica. Le differenze non vanno sopite, la disciplina è sui fondamentali, per quanto mi riguarda io in due anni e mezzo non ho mai votato contro una delibera di giunta, anche quando non condividevo tutto, perché c’è un programma di governo e una responsabilità di chi sta in un esecutivo». Ma il vicepresidente, che Rossi ha esplicitamente accusato di non fare gioco di squadra e di averlo spesso attaccato sui giornali, non incassare: «Se un riferimento è alla vicenda A22 degli ultimi giorni, dico che aver puntato i piedi è un contributo alla coesione di giunta e alla collegialità che era fin qui mancata. Se bisogna essere degli yes men, non è il mio posto». E per il futuro avverte: «Da parte mia massima lealtà, ma ho sempre detto che ho intenzione di fare il vicepresidente non imbalsamandomi ma qualificando la presenza del Pd al governo».

Ad ascoltare lo sfogo del governatore, domenica sera al tavolo per il Pd c’era anche Alessio Manica. «Quando una coalizione ha problemi, la responsabilità non è mai di uno solo, il problema non è solo il capitano», osserva il capogruppo Dem, «io sono pronto a sedermi a un tavolo per un confronto franco, convengo con il presidente che questa maggioranza ha bisogno di un tagliando. Troppo spesso è parsa una sommatoria e non un’alleanza». Ma Manica chiede di sgombrare il campo dal caso Baratter: «Non c’entra nulla, a Rossi l’ho detto. Questa vicenda è un brutto incidente che andava gestito con un’altra tempistica. Io rivendico di essere stato corretto e aver tenuto toni bassi chiedendo al Patt un segnale che facesse capire che quel patto pre-elettorale non era condivisibile sul piano politico e sul piano etico».

Il capogruppo non nega però che la coalizione scricchioli: «È mancata una gestione di maggioranza che la faccia muovere come tale. Non è tutta responsabilità del presidente, abbiamo dato l’impressione di non essere un collettivo. Serve un di più di metodo, un confronto preventivo sui passaggi più importanti. La vicenda A22 è emblematica, è esplosa per il percorso sbagliato con cui si è arrivati alle nomine. Ma accanto a questo cito un esempio virtuoso, la riforma della scuola, è stato un percorso di avvicinamento che ha coinvolto tutti e che non era facile visto che conteneva passaggi delicati come le stabilizzazioni dei precari».

Per quanto riguarda i problemi di giunta che Rossi ha evidenziato nell’incontro di maggioranza, Manica replica netto: «Abbiamo ampiamente rispettato le prerogative del presidente e il Pd ha affrontato con sofferenza la sostituzione di Donata Borgonovo Re. Se oggi ci sono ancora difficoltà, come il fatto di lavorare per compartimenti stagni, vanno affrontate prima di tutto in giunta». Quanto alla maggioranza, «il presidente apra un confronto franco sui problemi relazionali e di programma - incalza il capogruppo - serriamo le fila su 3-4 punti da qui alla fine della legislatura. Se i problemi non li affrontiamo, e ci fermiamo agli sfoghi, torneranno». Infine il nodo della competizione per la leadership, che una parte del Pd - in primis Olivi - considera un obiettivo del partito a partire dal congresso. «Che il Pd abbia diritto a pensare di contendere la presidenza mi sembra assodato - osserva Manica - detto questo, per quanto mi riguarda non pronuncerei più questa parola per il prossimo anno e mezzo. Sarà tema di confronto nella coalizione a tempo debito, altrimenti si logora solo la maggioranza. Il Pd pensi a costruire le condizioni per contendere la leadership dimostrando di essere credibile sul territorio».

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