Rossi: «Nomine? Le faccio in stile Renzi»

Il presidente e i tre dirigenti all’Apran: «Meno costi e velocità d’intervento». Trentino Sviluppo, in 15 giorni il nuovo board


di Chiara Bert


TRENTO. Velocità, snellezza, meno costi. «Stile Renzi». Ugo Rossi riassume così, se gli si chiede perché vuole mettere tre dirigenti generali della Provincia (Silvio Fedrigotti, Livia Ferrario e Luca Comper) nel comitato direttivo dell’Apran, l’Agenzia provinciale per la rappresentanza negoziale. Scelta che ha già sollevato più di una reazione, da quella del presidente della prima commissione del consiglio Luca Zeni (Pd), a quella del segretario della Uil Walter Alotti, secondo cui «nominare tre dirigenti generali all’Apran dimostra la volontà di assogettare ancor più al controllo politico le fasi negoziali».

Pronta la risposta del governatore: «Sono le persone migliori per evitare spese aggiuntive e garantire massimo coordinamento con il piano di miglioramento della pubblica amministrazione che ha bisogno di un’Apran in presa diretta con le problematiche organizzative della Provincia. Il dottor Fedrigotti dirige il comparto della sanità ma è stato capo del personale della Provincia per anni; il dottor Comper è il nuovo, un quarantenne a capo del personale della Provincia in un momento in cui dobbiamo riformare la pubblica amministrazione; la dottoressa Ferrario ha il comparto scuola, quindi c’è tutta la pubblica amministrazione. Le stesse organizzazioni sindacali sanno bene il valore di queste persone e sanno che la sostanza vera dei rapporti sindacali è sempre stata interpretata negli anni anche con riferimento a queste persone». Tre interni e nessun esterno, dunque. «In un periodo di crisi c’è necessità di non avere ulteriori costi - insiste Rossi - ma soprattutto, per quanto riguarda l’Apran, di avere i massimi livelli tecnici, con caratteristiche di assoluta terzietà perché non si tratta di nomine politiche, che siano in grado di interpretare al meglio le logiche della riorganizzazione della pubblica amministrazione, le quali hanno bisogno anche di qualche passaggio contrattuale. È il modo migliore per garantire velocità d’intervento e evitare duplicazioni di passaggio, entrando nel merito delle questioni conoscendone anche i risvolti organizzativi interni della Provincia. Dopodiché i membri dell’Apran sono più di tre, valuteremo se inserire anche qualcun altro».

Rossi sa che le nomine in scadenza nelle tante società partecipate di Piazza Dante, da Itea a Patrimonio, da Trentino Trasporti a Trentino Network, saranno un banco di prova decisivo per lui e la giunta. E così rassicura: «Non ci sono criteri da decidere, c’è una legge. Si scelgono le persone migliori, punto. Quelle che garantiscono la miglior operatività. Gli uffici stanno facendo l’istruttoria dei curriculum». Poi, certo, c’è la grana di Trentino Sviluppo, le dimissioni del presidente Diego Laner piovutagli addosso tra capo e collo. La Cgil ha subito messo le mani avanti: «Va respinto ogni eventuale tentativo di categorie o associazioni datoriali di condizionare la nomina dei nuovi vertici. Auspichiamo che la giunta individui il successore tra personalità indipendenti di alto profilo professionale», ha avvertito il segretario Paolo Burli. «Non ci facciamo condizionare da nessuno, né dagli imprenditoriali né dai sindacati - replica Rossi - i nomi che ho letto in questi giorni (l’ex dirigente del Dipartimento industria, oggi pensionato, Paolo Spagni, e Stefano Odorizzi della Tassullo, ndr), sono frutto di cose messe assieme che non esistono». Domani partirà la convocazione dell’assemblea, «entro 15 giorni ci sarà il nuovo board», assicura Rossi. Cda che avrà nel mandato anche di lavorare sull’assetto del comparto turismo, con una Trentino Marketing che dopo essere stata incorporata potrebbe tornare a vita propria. «La decisione - ripete Rossi - la prenderà a giugno l’assemblea di bilancio».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano

Podcast

Il Trentino nella Grande Guerra: gli sfollati trentini spediti in Alta Austria

Venezia e Ancona vengono bombardate dal cielo e dal mare. A Trento viene dato l’ordine di abbandonare il raggio della Regia fortezza, con i treni: tutti gli abitanti di S. Maria Maggiore devono partire. Lo stesso vale per Piedicastello e Vela, così come per la parrocchia Duomo. Ciascuno può portare con sé cibo e vetiti per 18 kg. Tutto il resto viene lasciato indietro: case, bestiame, attrezzi, tutto. Gli sfollati vengono mandati in Alta Austria. Rimarranno nelle baracche per 4 lunghi anni.