Rossi: «No a trattative, sulla giunta decido io»
Il presidente avverte i partiti: «Logica superata dalla legge e dalle primarie. Mi prendo tempo per riflettere, appena deciso informerò le forze politiche»
TRENTO. Niente delegazioni dei partiti a rapporto dal presidente. Al bando le trattative sui posti in giunta. Nel suo day after dopo la vittoria, Ugo Rossi avverte le forze politiche sul metodo che intende seguire per la formazione della sua squadra di governo. Metodo che non prevede consultazioni, ma una scelta in autonomia del presidente.
Il metodo Rossi. Il nuovo governatore lo dice senza giri di parole e - sottolinea - con il massimo rispetto verso i partiti. Chi nelle prossime era pronto a mettere a punto delegazioni per incontrare il presidente, resterà deluso. «Mi prenderò il tempo per una riflessione - spiega Rossi - i giorni necessari per fare un’analisi del voto e delle attitudini degli eletti e la farò rinchiuso nei miei pensieri». «Non ci saranno delegazioni che si recano a parlare con il presidente - aggiunge - questo è un metodo superato dalla legge elettorale, che non le prevede e che conferisce al presidente le prerogative di formare la giunta, e anche dalle primarie che hanno sancito un’investitura diretta del presidente. Il quale è garante di un equilibrio politico ma non è tenuto a impostare trattative con le forze politiche. Farò gli approfondimenti con le persone che saranno coinvolte e quando avrò deciso informerò le forze politiche». Informare, appunto, e non trattare, avverte Rossi. Che aggiunge: «Ho evidenziato per tempo la mia posizione di terzietà rispetto ai partiti, che servono per condividere un programma e un metodo di scelta della leadership».
Le scadenze. Entro la prima settimana di novembre ci sarà la convalida degli eletti: a quel punto la giunta uscente decadrà e il neopresidente avrà 10 giorni per nominare i suoi assessori. La legge, recentemente modificata, prevede una giunta «corta», presidente più 6 assessori scelti tra i consiglieri (più un eventuale esterno, che Rossi non ha escluso e che potrebbe aiutarlo a trovare la quadra).
Il rebus giunta. La composizione non sarà compito semplice per Rossi, che dovrà garantire un equilibrio tra le tre principali forze della sua maggioranza. Un mix, ha anticipato già lunedì pomeriggio il presidente, che «terrà conto naturalmente dei voti, insieme alle attitudini personali e alle competenze degli eletti e - non ultimo - a un equilibrio di coalizione e alla rappresentanza di genere».
I papabili. Due gli schemi possibili, a partire da un dato che viene considerato assodato: ovvero la vicepresidenza della giunta al Pd, che con il 22% dei voti si è confermato primo partito della coalizione, e in particolare all’assessore uscente Alessandro Olivi recordman con 13647 preferenze, il quale potrebbe tenere per sè anche le competenze economiche che ha avuto negli ultimi 5 anni. Il Pd può realisticamente ambire ad altri due assessorati. In pole position c’è Donata Borgonovo Re, l’ex difensore civico che ha fatto il botto con 10453 preferenze. L’interessata si vedrebbe bene anche nel ruolo istituzionale di presidente del consiglio, ma il partito pare più intenzionato a coinvolgerla in giunta in un ruolo di peso e pesante (istruzione? sanità?), evitando il ripetersi dell’esperienza Kessler della passata legislatura. Per il terzo posto in giunta in ballottaggio ci sono il presidente uscente del consiglio Bruno Dorigatti, forte della conferma con i suoi 5050 voti raccolti, e Sara Ferrari, 4669 preferenze. Il primo non disdegnerebbe di continuare nel ruolo di presidente del consiglio, ma si tratterà di vedere se quella casella finirà ai Democratici. I problemi, per Rossi, riguarderanno la composizione degli altri tre posti di giunta, che dovranno essere spartiti tra il Patt, forte dell’exploit elettorale con quasi il 18% dei consensi, e l’Upt, che è scesa al 13,3% diventando la terza forza della coalizione. Entrambi i partiti ambiscono a due dei tre posti: considerandosi Rossi in quota Patt, il neopresidente potrebbe decidere di lasciare al suo partito un unico assessorato (quello di Michele Dallapiccola, in pole position per l’agricoltura) tenendosi qualche delega di peso, e dando due assessorati all’Upt (a Mellarini e Gilmozzi), che nonostante il risultato deludente ha evitato l’emorragia di voti moderati verso Grisenti. E in questo caso si riaprirebbe per il Pd la possibilità della presidenza del consiglio. Se invece fosse il Patt a spuntare i due assessori (in corsa anche Chiara Avanzo, molto stimata da Rossi), l’Upt sacrificata in giunta potrebbe essere «risarcita» con la presidenza dell’aula (in pole c’è Mellarini). Rebus che Ugo Rossi dovrà sciogliere nei prossimi giorni al termine della sua riflessione. Il segretario del Patt Franco Panizza, politico navigato, ragiona pragmatico: «Ugo è un autonomista e mi sento molto garantito da lui, che conosce le nostre sensibilità. Nella scorsa legislatura eravamo gregari, questa volta siamo protagonisti. Di spazio ce n’è finché si vuole e il nostro peso non si misurerà solo dal numero di cariche».
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