Rossi avverte: la Provincia non può tutto
Giovani, imprese e innovazione le priorità per i prossimi 5 anni: «Non possiamo permetterci di coltivare il già visto»
TRENTO. «La Provincia non può tutto», avverte Ugo Rossi, «sarebbe un errore concepire un’autonomia centrata esclusivamente su piazza dante». E poi: «Non possiamo permetterci di restare indietro e di coltivare il già visto, è necessario uno scatto in avanti». «Non siamo su una plancia di comando, in totale solitudine, a governare il nostro territorio». E di fronte alle risorse che caleranno, «l’unica vera risposta è l’autonomia». Pillole dalle 23 pagine della relazione con cui il nuovo presidente della Provincia ha presentato ieri al consiglio il programma di legislatura. L’incipit è dedicato ai giovani: «Dobbiamo creare le condizioni perché non debbano andare all’estero». Autonomia la parola più citata (22 volte), poi innovazione, futuro, apertura, «il leit motiv del mio programma», insiste Rossi.
Nuovo patto per la crescita. Sul fronte economico il presidente conferma la necessità di un nuovo patto per lo sviluppo tra istituzioni, imprese e sindacato, che metta al centro il lavoro: agevolazioni sempre più selettive, sgravi Irap e ulteriori sconti per chi aumenta i posti di lavoro. «Vogliamo poter dire che made in Trentino è sinonimo di qualità, onestà, credibilità». Altro obiettivo, per Rossi, è «attirare nuova impresa dall’esterno»: il ruolo di Trentino Sviluppo sarà in questo senso potenziato «verso la ricerca di attività sostitutive (alle aziende che lasciano) e al sostegno di start up».
Scuola strategica. Per far fare al Trentino uno scatto in avanti, il presidente ha ribadito ieri la funzione strategica della scuola, che dovrà saper sperimentare: nel campo della didattica, del reclutamento e della valutazione degli insegnanti in base al merito, della valorizzazione delle eccellenze. Nel programma si punta su università e ricerca, in direzione di un raccordo più stretto con il mondo produttivo; su tirocini di orientamento e formazione per i giovani; sul potenziamento delle staffette generazioni e dei contratti di solidarietà per salvare posti di lavoro; infine il pallino di Rossi, il «piano Marshall del trilinguismo».
Linea dura con Roma. Una lunga parte del discorso è inevitabilmente dedicata alla trattativa con lo Stato: «L’autonomia trentina non è una voce da cassare, una vittima da immolare sull’altare del risanamento dei conti pubblici». Rossi ripercorre i termini dell’intesa che si va profilando con il governo, con le nuove competenze in primis sui tributi locali, ma avverte: «Non siamo disposti a condividere norme che non siano pienamente coerenti con i principi fissati a fondamento dell’autonomia finanziaria. Se approvate, saranno impugnate».
Più coesione sociale. Il presidente indica l’obiettivo di un Trentino «terra sempre più inclusiva, dove sia valorizzato il merito ma dove nessuno rimanga indietro». Tradotto: partecipazione di tutte le categorie economiche alla definizione delle politiche del lavoro, servizi privati specialistici per favorire l’incontro tra domanda e offerta, rafforzamento degli ammortizzatori sociali e costituzione di fondi di solidarietà ad opera delle parti sociali. In campo sanitario, confermati, accanto alla realizzazione del Not, il ruolo degli ospedali di valle, l’impegno per il fondo sanitario integrativo provinciale e sulla non autosufficienza. Ha parlato anche di «valorizzazione delle donne» annunciando la volontà di modificare la legge elettorale introducendo la doppia preferenza di genere. Una relazione, quella di Rossi, dove non manca nulla e che alla fine rischia di diventare un passaggio in rassegna di tutti i temi, casa, immigrati, ambiente, cultura, trasporti. Sulla cultura - messaggio rivolto a qualche consigliere del Patt? - Rossi rivendica che «l’apertura del Muse a fianco del Mart e della rete museale è un’ulteriore opportunità che non va sprecata». Corre veloce sulla viabilità, «il nostro impegno andrà nella direzione di completare la rete viabilistica secondo i piani in corso e di potenziare e valorizzare le reti ferroviarie e il trasporto pubblico». Metroland finisce definitivamente nel cassetto.
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