Rossi al Pd: uniti per governare ancora
Crescita e welfare le priorità. Olivi: «No al civismo improvvisato». Ancora tensioni su Gilmozzi coordinatore
TRENTO. Lealtà alla coalizione, senza subalternità. È quello che il Pd promette al candidato presidente Ugo Rossi, che ieri ha incontrato l’assemblea dei Democratici nel primo confronto dopo le primarie. Ed è stato un confronto vero, sincero verrebbe da dire, dove si è parlato di programmi e di valori, di politica per una volta lontana dalle beghe e dai tatticismi elettorali. Il Pd, reduce da oltre un mese in cui si è dilaniato al proprio interno, ieri ha cercato uno scatto d’orgoglio. A Rossi ha presentato una bozza di programma: al centro i temi del lavoro (competitività, agevolazioni fiscali a imprese e lavoratori, formazione continua), la mobilità (no alla Valdastico, tunnel del Brennero e difesa della gestione dell’A22 a Autobrennero), l’ambiente, l’innovazione e la ricerca, la scuola (tassazione più equa per l’università), il welfare e la cittadinanza, la cultura e la riforma dell’autonomia (Regione più leggera, trasferimento delle competenze amministrative alle Province, giunta regionale composta solo da assessori provinciali). «Ti accorgerai di avere bisogno di una forza come la nostra», ha detto l’assessore Alessandro Olivi. «Saremo leali alla coalizione ma - ha avvertito - non ci sentiamo subalterni, un Pd debole è un vulnus per l’alleanza e un insidia per il risultato elettorale». Al candidato presidente i Democratici hanno chiesto «un nuovo modo di governare, un nuovo stile, da coach di una squadra». Quanto alla coalizione guidata da Diego Mosna, il giudizio è netto: «Diciamo no al civismo improvvisato, che spesso è prossimo all’antipolitica - ha avvertito Olivi - noi rivendichiamo il ruolo dei partiti, il Trentino non ha bisogno di taumaturghi». Infine un passaggio su De Laurentis, il presidente degli artigiani nelle ultime settimane corteggiatissimo da tutti i candidati: «La politica non ceda al corporativismo, al centro devono esserci i problemi delle imprese e non delle categorie».
È toccato quindi a Ugo Rossi parlare all’assemblea. Il candidato presidente lo ha fatto con il suo stile, diretto, partendo dalle primarie che ancora bruciano nella base democratica: «Speravate in un esito diverso ma il lavoro che abbiamo fatto insieme è stato importante, oggi il candidato presidente è espressione di un desiderio di rinnovamento e non di una decisione di pochi». Ha rivendicato «l’esperienza di governo di questi anni» e l’adesione convinta degli autonomisti al centrosinistra: «Nel 2008 siamo entrati nell’alleanza anche in virtù di una convenienza, oggi ci siamo perché condividiamo dei valori comuni, l’autonomia, la solidarietà, l’ambiente». E come prova del comune sentire ha citato il reddito di garanzia, «che abbiamo difeso insieme di fronte ad attacchi populisti che pure scuotevano anche la mia area politica». «Ci siamo contaminati a vicenda e io sono maturato», ha detto. Ha promesso lo stile collegiale che gli è stato chiesto («È nelle mie corde») e ha riconosciuto al Pd «un ruolo centrale non solo per vincere le elezioni ma per governare».
Rossi ha parlato anche di programma indicando le priorità: garantire più crescita ma al tempo stesso difendere il sistema di welfare che il Trentino ha costruito da tentazioni di ridurre le risorse dedicate ma anche dalle inefficienze. «Su questo dobbiamo marcare la differenza - ha esortato - sulla coesione sociale gli altri non sono credibili». E ha voluto sgombrare il campo anche sul confronto con De Laurentis (incontrato ieri): «A lui ho detto chiaramente che se usiamo le risorse della fiscalità generale per sostenere le imprese, sul loro utilizzo non ci saranno deleghe senza controllo anche se la gestione operativa potrà vedere le imprese più protagoniste». Un accenno finale allo spauracchio del centrosinistra: restare sotto la soglia del 40% il 27 ottobre. Un’ipotesi che Rossi non vuole nemmeno considerare: «Serve un impegno straordinario, vogliamo un Trentino ancora governato da questa coalizione».
Finito il faccia a faccia con Rossi, il Pd è tornato ad occuparsi delle sue questioni di assetto interno. Il compromesso a cui si è lavorato per tutta la giornata di ieri, non senza qualche fibrillazione, ha portato a questa proposta per uscire dall’impasse che da settimane blocca il partito: Italo Gilmozzi, assessore comunale ai lavori pubblici a Trento, coordinatore politico; restano in carica fino al congresso gli organi del partito, il segretario dimissionario Michele Nicoletti (anche ieri assente), il presidente Roberto Pinter e il coordinamento provinciale (che per settimane sembrava dovesse dimettersi). Ma puntualmente le tensioni sono riemerse su un punto: secondo la proposta di Pinter Gilmozzi rimarrebbe coordinatore solo fino alle elezioni, dunque solo per la campagna elettorale, mentre l’assessore ha chiesto un mandato pieno, politico, fino al congresso. E così al momento in cui il giornale va in stampa l’assemblea era ancora impegnata a discutere. Segno di un equilibrio interno ancora tutto da conquistare.
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