Rossi: a Trento serve un Patt forte

Il presidente alla presentazione dei candidati: «Allineerà la politica del Comune a ciò che stiamo facendo in Provincia»


di Chiara Bert


TRENTO. «Un Patt più forte a Trento sarà utile alla coalizione e metterà in linea la politica del Comune con le riforme che stiamo facendo in Provincia». Il governatore Ugo Rossi ha suonato la carica martedì sera all’Oltrefersina, dove gli autonomisti hanno presentato i candidati alle prossime comunali.

Presidente, qual è l’obiettivo del Patt per il 10 maggio?

Vorrei dire innanzitutto che dobbiamo lavorare molto quanti per convincere i cittadini che vale la pena andare a votare. Abbiamo la fortuna di poter vivere in dimensioni ancora molto umane, di poterci scegliere davvero gli amministratori e di controllarli. E poi a me interessa in particolare la tenuta della coalizione su tutto il territorio provinciale.

Lei ha però sottolineato l’importanza di rafforzare i consensi del Patt nelle città.

La città di Trento in questi anni è stata amministrata bene. Io penso sia ragionevole immaginare, sull’onda di quello che è avvenuto in Provincia, un rafforzamento della componente autonomista della coalizione che rafforzi un governo di centrosinistra autonomista. Penso sia utile alla coalizione stessa un rafforzamento del Patt a Trento.

Perché?

Perché stabilizza e mette in linea la politica del Comune con quello che stiamo facendo in questo momento in Provincia, dove il Patt è molto visibile. Ci sono delle innovazioni da fare anche sulla città, serve un’amministrazione più snella. Questo dev’essere patrimonio di tutti, ma il Patt ha una capacità di presa diretta sulle persone che può essere molto utile in questo momento. Mi fermo qui, non farò una campagna elettorale finalizzata alla vittoria di un partito dentro la coalizione.

Il famoso sorpasso del Patt sull’Upt pre-annunciato dal segretario Panizza?

Sono cose che non mi appassionano, non mi appassionavano neanche quando ho accettato di fare le primarie.

Eppure la competizione con il Cantiere civico democratico è evidente...

Questo ci sta, ci sarebbe stato anche se non ci fosse stata una nuova versione dell’Upt. Con Dellai ci siamo scambiati qualche messaggio anche l’altro giorno e ci siamo detti che dobbiamo cercare di volare un po’ più alto rispetto alle dinamiche delle tabelline e dei sorpassi. Sono convinto che ciò che Dellai sta facendo sulla città sia recuperare alla politica persone e aree che se n’erano allontanate, e se questo avviene è positivo per tutti.

Può reggere a lungo un progetto politico che tiene al suo interno tutti, un ex leghista come Filippin che per anni ha contestato Andreatta, un ex Pdl come Dal Rì e un renziano come Stanchina?

Non mi sono occupato della composizione delle liste, sono convinto però che dentro la nostra coalizione è ragionevole che possano trovare spazi anche persone che hanno fatto esperienze politiche variegate. Questo avviene non solo nel Patt, penso a Bertolini che si candidò con l’Upt alle provinciali e all’esperienza di Rovereto Merita che appoggia Miorandi. Penso che dobbiamo tutti guardare con un po’ più di disincanto a queste questioni. Ma dobbiamo avere un programma molto forte: conciliare lo sviluppo con la coesione sociale e la solidarietà.

In molti hanno rimproverato ad Andreatta un’amministrazione poco autorevole nei rapporti con la Provincia. Lo pensa anche lei?

Se essere forti vuol dire avere idee chiare, non può che essere positivo. Con Andreatta mi sono trovato molto bene, c’è un rapporto di assoluta autonomia ma sui grandi temi avviamo sempre trovato delle vie d’uscita. Ne cito una: la collocazione dell’Istituto d’arte in via Giusti.

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