Rogo alla Torre Civica, aperta un’inchiesta
Nessun indagato, ma i rilievi della polizia scientifica diranno se ci sono responsabili
TRENTO. I vigili del fuoco sono tornati di nuovo al lavoro sulla Torre Civica, ieri mattina, mentre a poche centinaia di metri, al secondo piano del Palazzo di Giustizia si svolgeva il summit tra il procuratore Giuseppe Amato, i vertici dei vigili del fuoco e i rappresentanti delle forze dell’ordine. Summit convocato dopo il devastante incendio di martedì mattina e necessario per fare completa luce su quanto accaduto e decidere le prossime mosse.
Sulle cause del rogo non vi sono ancora certezze anche perché non è stato ancora possibile compiere un sopralluogo approfondito, ma saranno gli investigatori della Squadra Scientifica della Polizia - nelle indagini è impegnato il personale della Squadra mobile e della Digos - ha compiere i rilievi e a consegnare alla Procura i risultati dell’indagine. Sarà questione di pochi giorni.
Nel frattempo, il procuratore Amato e il sostituto Maria Colpani hanno aperto un fascicolo iscritto a modello 45, registro degli atti non costituenti notizia di reato che però consente di procedere ad accertamenti preliminari. Non c’è ancora nessuno indagato, quindi, ma gli aspetti su cui fare chiarezza sono ancora molti. Chiarito che, nella parte inferiore adibita ad archivio, la torre è di proprietà della Curia e che nella parte alta, dove si è sviluppato l’incendio, è di proprietà del Comune, resta da capire perché in questa ultima parte di costruzione non sia stato installato alcun impianto di allarme o antincendio.
Ad onor del vero, va detto che anche secondo quanto riferito dagli stessi tecnici del vigili permanenti le condizioni all’interno della parte superiore dell’antica struttura renderebbero impossibile l’impiego di rilevatori elettronici. Se nella sezione adibita ad archivio, infatti, esistono tutte la caratteristiche di un edificio sicuro e protetto - tanto da custodire proprio lì manoscritti antichi di inestimabile valore - la parte superiore è di fatto un enorme camino aperto, al cui interno anche l’effetto degli agenti atmosferici si fa sentire, cambiando di frequente condizioni e temperature. Particolare, questo, che impedirebbe a rilevatori elettronici di registrare in maniera efficace eventuali anomalie, facendo probabilmente scattare in continuazione gli allarmi. Condizione che nemmeno i restauri possono modificare, pena la realizzazione di opere che stravolgerebbero l’antico manufatto, intaccandone il valore storico e artistico.
A conferma di questa particolare situazione - in cui ovviamente non è possibile trovare tutte le condizioni di sicurezza per un luogo aperto al pubblico - i visitatori della Torre Civica sono chiamati a firmare una vera e proprio liberatoria che solleva da ogni responsabilità il Comune in caso di incidente, nel momento in cui decidono si salire nell’edificio. Questo non vuol dire che la torre sia pericolosa, intendiamoci, ma che semplicemente ( e ovviamente) le sue caratteristiche impediscono l’installazione di tutti quei dispositivi previsti dalla legge.