Robol si dimette «No ai traghettatori» Il Pd senza guida

La segretaria dice no al ticket Tonini-Olivi proposto dal gruppo: «Non mi faccio ibernare». Congresso a ottobre


di Chiara Bert


TRENTO. Giulia Robol si è dimessa da segretaria del Pd. L’annuncio ieri sera in assemblea, al termine della sua relazione sul voto alle comunali che è diventata inevitabilmente anche un bilancio di un anno o poco più di segreteria. Dimissioni arrivate a quattro mesi dalla richiesta che le era stata fatta dall’assemblea a febbraio, dopo la bufera esplosa con la sua autocandidatura a sindaco di Rovereto e la sconfessione di Miorandi.

Robol ieri ha detto no alla proposta rivoltale nel pomeriggio dal gruppo consiliare tramite il consigliere Luca Zeni: congelamento della segretaria e accordo su un comitato unitario, un ticket formato dal senatore Giorgio Tonini e dal vicepresidente della giunta provinciale Alessandro Olivi, che traghettasse il partito al congresso in ottobre. Una soluzione già adottata due anni fa, quando Italo Gilmozzi divenne coordinatore e Michele Nicoletti rimase formalmente segretario. Ipotesi rispedita al mittente da Robol: «È una soluzione assolutamente non praticabile, non accetto di essere ibernata, non sono un notaio che ratifica un pensiero che altri esprimono al posto mio. O sei segretaria o non lo sei». La segretaria dimissionaria dice di assumersi «la responsabilità di un risultato insoddisfacente del Pd alle elezioni comunali» ma «al netto dell’esito delle amministrative e delle presidenze delle Comunità di valle (dove il Pd ha un solo candidato su 14, ndr), la situazione in cui oggi si trova il partito non è ascrivibile a un anno e mezzo di mia segreteria». Un anno «molto faticoso», lo descrive Robol, «perché il sostanziale pareggio uscito dalle primarie non ha consentito di governare il Pd e nella segreteria non si è trovata una sintesi tra le componenti (roboliani e scalfiani, ndr)». Alla fine è costretta ad ammettere: «Ho preso atto che il mio progetto di un Pd più trasversale, meno identitario di sinistra, era di gran lunga minoritario all’interno della mia stessa componente. Ne sono una prova le interviste molto dure di esponenti come Dorigatti e Manica, che hanno frenato anche sulla soluzione che era stata individuata di Elisa Filippi per la segreteria». «Senza una maggioranza non ho la possibilità di esprimere il mio pensiero politico, allora meglio farlo da minoranza».

L’analisi sulle ragioni della crisi è articolata: «Il Pd si conferma partito di opinione ma sul territorio sconta una classe dirigente vecchia che viene soprattutto dai Ds, salvo a Trento dove la mescolanza di culture politiche si è realizzata. E all’origine di tutto pesa il mancato ingresso della Margherita nel Pd». Ma per Robol ha pesato anche la sconfitta alle primarie per la presidenza della Provincia vinte da Ugo Rossi: «Il Pd non ha colto l’importanza di quel passaggio che avrebbe permesso di dispiegare un’azione di governo e di partito molto più incisiva». La frattura tra segretaria e gruppo consiliare è diventata via via sempre più incolmabile, fino al no di ieri al comitato traghettatore. E ora? «Va costruito un progetto politico che ritrovi nuovo slancio - incalza Robol - il Patt sta lavorando ad un progetto più trasversale, chissà con l’Upt quali possono essere gli sviluppi. E noi? Non possiamo stare a guardare».

Incassate le dimissioni della segretaria, l’assemblea ha un mese di tempo per eleggere (con i due terzi) un nuovo segretario all’interno dei suoi 64 delegati (ipotesi al momento inverosimile), oppure si scioglie e entro due mesi si va a congresso, tra settembre e ottobre. Resta da capire con quali regole: a parole tutti vogliono evitare il pareggio di un anno fa, e avere invece un segretario che esce dalle primarie con una maggioranza chiara. Ma non è affatto detto che ci sia un accordo su come ottenerlo.

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