TELENOVELA PD

Robol non si dimette e sfida il Partito democratico del Trentino

La segretaria: «Si trovi una soluzione politica». Il capogruppo Manica: «Triumviri e congresso entro l’anno»


di Chiara Bert


TRENTO. «Non mi dimetto per dimettermi. Il Pd si assuma la responsabilità di trovare una soluzione politica. Non possiamo dare alla nostra gente il messaggio di un partito che fa fuori tutta la sua classe dirigente». Dopo quattro settimane di crisi, Giulia Robol sfida il suo partito. Nonostante la richiesta all’unanimità arrivatale a febbraio dall’assemblea, la segretaria ieri sera ha ribadito di non voler legare le sue dimissioni a un gesto politico forte: «Il mio non è un ricatto, semplicemente con posso creare un vuoto al vertice del partito: sarebbe irresponsabile, tanto più alla vigilia di una campagna elettorale». Ieri sera in assemblea Robol ha rilanciato la soluzione di una segreteria Filippi su cui converga tutto il partito: «Non esiste una motivazione politica per dire di no ad Elisa e non mi assumo la responsabilità di questo fallimento». Le ha fatto eco il roboliano Gigi Olivieri: «Andare a congresso è una follia». E ha fatto appello all’assemblea: «Rimeditate la proposta Filippi, anche coloro che sono restii. Altrimenti ci si tiene quello che c’è». Il problema, ieri, era convincere Elisa Filippi a sottoporsi alla conta in assemblea.

Sempre dal gruppo della segretaria è arrivata l’annunciata posizione di dissenso del capogruppo Alessio Manica: «Avevamo lavorato a una soluzione condivisa di un triumvirato che traghetti il partito al congresso entro l’anno: si voti quell’opzione e nel frattempo si metta mano alle regole delle primarie».

È toccato poi a Vanni Scalfi ribadire il suo no a Filippi: «Era un percorso in salita, non c’erano e non ci sono le condizioni per un progetto unitario. Sarebbe stata una forzatura senza convinzione. Un congresso può servire al Pd, usciamo da qui con la soluzione meno traumatica: un segretario a scadenza, un triumvirato o un congelamento degli organi dirigenti».

A tarda sera l’assemblea era ancora in piena discussione, in attesa di capire quali opzioni sarebbero state messe in votazione. Per tutto il pomeriggio di ieri, tra incontri ufficiali e trattative ufficiose, il partito si era interrogato sul nodo delle dimissioni della segretaria, che ancora non erano arrivate. Tutte e tre le componenti dell’assemblea avevano giudicato improponibile una mozione di sfiducia alla segretaria, atto che farebbe decadere la stessa assemblea e tutti gli organi portando il partito a congresso entro due mesi.

Negli incontri di ieri si è tornati a sondare l’ipotesi di un direttorio a tre che potesse portare il partito a congresso dopo l’estate: tra i nomi è circolato il nome del vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi, nome però che già in serata aveva perso quota per il no all’opzione triumvirato sia da parte di Filippi che di Robol. La stessa segretaria che in assemblea ha dichiarato: «Le regole dello statuto ci sono, non cerchiamo soluzioni immaginifiche».













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