«Riva, Garda fortemente inquinato»
Legambiente ha riscontrato contaminazione fecale alla confluenza dei torrenti. Il consigliere Gaiatto (Idv) chiede verifiche
RIVA. La situazione del Garda dal punto di vista dell’inquinamento è preoccupante: questo, almeno, il responso della Goletta dei Laghi di Legambiente, che nelle proprie recenti rilevazioni ha individuato otto situazioni allarmanti sui quattordici campioni presi in considerazione sulle tre sponde. Per quel che riguarda il litorale trentino, l’unico test effettuato (nella zona del Villino Campi a Riva, presso la foce alla confluenza dei torrenti Varone e Albola) ha dato un esito pessimo (“fortemente inquinato”), individuando una presenza di enterococchi intestinali e/o escherichia coli (indice di contaminazione fecale) superiore nel primo caso alle 1000 ufl (unità formanti colonie) per 100 millilitri e nel secondo alle 2000 ufl per 100 ml .
La spiacevole notizia non è sfuggita all’esponente rivano dell’Italia dei Valori Gerardo Gaiatto, che l’altra sera al “question time” in consiglio comunale ha segnalato la problematica e ha sollecitato una verifica, poiché il responso della Goletta non rappresenta certo un bel biglietto da visita per un’area turistica balneare che si vanta del proprio patrimonio naturale.
L’elemento che lascia qualche margine di pensiero positivo, però, riguarda il fatto che i prelievi periodici e piuttosto regolari della Comunità del Garda non avrebbero da parte loro fornito riscontri angosciosi: «Occorre capire come possano sussistere dati così contraddittori – ha affermato il consigliere del partito di Di Pietro – e soprattutto bisogna stabilire quale dei due sia il risultato corretto». Gaiatto avrebbe pure provato a contattare l’Appa per sapere qualcosa sui controlli dell’agenzia sui torrenti Varone e Albola, ma non avrebbe ottenuto risposta. Ovviamente, nel presentarle, Legambiente non ha messo in dubbio le proprie conclusioni: sulla sponda veneta del Benaco la Goletta ha trovato quattro punti critici, di cui due fortemente inquinati (la foce del Rio Sermana a Peschiera e la foce del torrente Gusa a Garda) e due “solo” inquinati (la foce del torrente San Severo a Bardolino, in località Punta Cornicello, e la foce del Rio Dugale dei Ronchi a Castelnuovo), dove per inquinati (con negli ultimi tre anni il cambio della normativa che ha reso i parametri sulla balneabilità più permissivi) si intendono campioni con concentrazioni di enterococchi tra le 500 e le 1000 ufl per 100 ml e/o di escherichia coli tra le 1000 e le 2000 ufl per 100 ml (il torrente Marra, a Lazise, fortemente inquinato negli ultimi due anni, se l’è “cavata” con un dato di 990 ufl per 100 ml di escherichia coli).
Addirittura drammatico, poi, il dato sul prelievo dal canale che sbocca dal depuratore nel comune di Peschiera e che più a sud sfocia nel fiume Mincio: i valori riscontrati sono stati di circa 24.500 ufc/100ml per l’escherichia coli e 2210 ufc/100ml per gli enterococchi, concentrazioni che testimoniano una forte contaminazione microbiologica e che a detta di Legambiente dimostrano l’inadeguatezza del sistema di depurazione.
Sulla sponda lombarda del Garda, invece, sono risultati fortemente inquinati i campioni prelevati alle foci del canale nei pressi della spiaggia a Salò e il torrente nei pressi del porto di Padenghe, mentre è risultato inquinato il torrente San Giovanni a Limone.
«Urge sanare le lacune nel sistema depurativo che ancora oggi insistono sul lago – hanno sentenziato gli ambientalisti durante la conferenza – e bisogna dire basta allo sfregio del paesaggio». (m.cass.)