Rimborsi ai politici: i capigruppo pronti a pubblicare le spese
Alcuni partiti hanno già bilanci e rendiconti dettagliati «Le norme devono essere chiare, ma non siamo il Lazio»
TRENTO. A parole, i capigruppo in consiglio provinciale sembrano tutti d’accordo: i rimborsi dei gruppi e dei consiglieri provinciali vanno rendicontati e resi pubblici. In teoria, la proposta del presidente del consiglio Bruno Dorigatti, che sulle nostre pagine di ieri annunciava di rimettersi alla volontà dei consiglieri per rendere, con il loro assenso, i conti di pubblico dominio sul sito della Provincia. Quando però si scende nel dettaglio, iniziano i distinguo e le precisazioni.
L’unico che non si sbilancia, anzi dice a chiare lettere di non volersi esprimere, è Nerio Giovanazzi. Capogruppo di sé stesso in Amministrare il Trentino, di cui è l’unico esponente in Provincia, non ci gira tanto intorno: «Su questa faccenda non dico niente, adesso sembra che il problema dell’Italia sia solo quello dei rimborsi. Sono stressato dai giornalisti che mi chiedono cosa ne penso, Dorigatti faccia quello che crede» dice troncando la comunicazione. Chi invece non ha nulla in contrario è Claudio Eccher (Civica per Divina): «Mi pare una cosa ragionevole. Le rendicontazioni? Le ho sempre fatte e i risultati si possono vedere sul sito della Provincia». Bruno Firmani è il più pronto: «Ho già dato il mio assenso al presidente Dorigatti. Si tratta di soldi pubblici, i cittadini hanno tutti i diritti di sapere come vengono impiegati». Sulla necessità di sobrietà e rigore conviene anche Walter Viola (Pdl), che però punta i piedi sulle modalità: «Non ho alcun problema a preparare il rendiconto, abbiamo tutte le pezze d’appoggio necessarie, comprese ricevute e scontrini fiscali. E peraltro penso di rappresentare l’unico gruppo consigliare che sta risparmiando il 20% dei fondi a disposizione per restituirli all’ente pubblico. C’è però un problema». Quale? «Che le regole, ispirate a principi di massima trasparenza, vanno discusse insieme agli altri. Non può essere che all’interno di uno stesso partito, il Pd, Dorigatti la veda in un modo, Civico in un’altra e il capogruppo Zeni in un’altra ancora. Vanno stabilite regole certe, che valgano per tutti». Viola respinge paragoni con il Lazio. «Non è che, se uno ha sbagliato, sbagliano tutti. Fiorito spiegherà le proprie ragioni al giudice, ma non per questo dobbiamo salire tutti sul banco degli imputati». Luca Zeni (Pd), dal canto suo, si dice d’accordo su rendicontazione e pubblicazione, «ma è una mia posizione personale, dovremo parlarne con il gruppo del Pd». Secondo Giorgio Lunelli, capogruppo dell’Upt, «Vanno imposte nuove norme, rigorose e ispirate alla massima trasparenza. Sul principio sono d’accordo. Per i dettagli, vedremo. Parteciperemo alla riunione dei capigruppo convocata da Dorigatti e decideremo cosa fare e come farlo. Quella dei rimborsi, argomento molto caldo per l’opinione pubblica dopo il caso Lazio, è una materia molto delicata». Per i Verdi, Roberto Bombarda assicura: «Sono nove anni che faccio il rendiconto del nostro gruppo. Tutte le spese sono documentate, non esce un centesimo che non sia giustificato. Se poi serve, come suggerisce qualcuno, una certificazione esterna, ne sosterremo le spese. Tanto, anche con le norme attuali, ci appoggiamo già a un commercialista». Bombarda, pur approvando la necessità di trasparenza nella gestione della cosa pubblica, ha comprensione per la posizione del presidente del consiglio: «Dorigatti vuole mantenere riservatezza su alcuni aspetti dei rimborsi, come ad esempio le spese di rappresentanza, i pranzi, le cene. E capisco bene la ragione: si autorizzerebbe una caccia alle più fantasiose dietrologie. Se ad esempio un consigliere esce a mangiare con un altro politico, o un imprenditore, presta il fianco a qualsiasi illazione. Per questo proporrò di abolire la voce “spese di rappresentanza”. Detto questo, non siamo il Lazio. Abbiamo imposto tagli significativi alle spese in tempi non sospetti, ben prima del caso Fiorito. Bisogna però andare a capo della situazione». Cosa vuole dire? «Per chi ha sostenuto spese elettorali ingenti, lo stipendio da consigliere può non bastare per recuperare le spese. Meglio porre un tetto alle spese elettorali». E sui rimborsi chilometrici: «Per andare a Bolzano in Regione, uso il treno: 3,40 euro di rimborso. Se uno va in auto, ne prende molti di più. E l’auto di servizio io non l’ho mai usata»