ECONOMIA

Rigotti (Asat): «La montagnadeve tornare di moda"

Il presidente degli albergatori: "La crisi c'è, bisogna cambiare il modo di fare promozione"


CHIARA BERT


TRENTO. «Per il turismo invernale siamo i primi in Europa, il problema è l’estate. Dobbiamo far tornare la montagna di moda». Il presidente degli albergatori Natale Rigotti non usa giri di parole: «La crisi c’è, è fuori di dubbio. Il tempo quest’estate non ci ha aiutato, ma ad agosto possiamo ancora salvare la stagione». Poi sforna due ricette. Primo: cambiare il modo di fare promozione, puntando sulla stampa locale e sulle nuove tecnologie. Secondo, difendere meglio il territorio: «C’è stata un’aggressione con le seconde case, non c’è un Trentino di ricambio».

 Il presidente della Provincia Dellai e l’assessore al turismo Mellarini hanno smentito che sia crisi nera per l’estate 2008: secondo i dati a maggio e giugno il turismo tiene, gli arrivi sono cresciuti del 14% e le presenze del 10% rispetto al 2007. Nel mirino quegli albergatori - in tutto 150-200 strutture - che non hanno ammodernato e che oggi svendono le stanze. «Un male per tutto il settore», ha ammonito Mellarini.
 Presidente Rigotti, chi dice la verità? Come sta andando questa stagione turistica?
 
Non voglio parlare di numeri perché i conti li faremo a settembre, per il Garda addirittura a ottobre. Una flessione forte c’è, questo è indubbio. A giugno e nella prima metà di luglio ci ha danneggiato il maltempo, ma ad agosto si può ancora recuperare. E poi i conti, come per ogni attività economica, non si fanno su un anno ma su dieci. Se due anni piove, gli altri otto farà bello.
 Voi albergatori siete finiti sotto accusa: c’è un 10% che non rinnova gli hotel e poi svende le stanze.
 
Forse in Provincia hanno i dati del ’15-18. Gli alberghi innanzitutto non sono 1550 ma 1676, senza contare i venti degli ultimi due anni. C’è una piccola parte che non ha investito per ammodernare, vuoi perché si tratta di strutture in periferia, vuoi perché i proprietari sono persone anziane. Ma non possiamo contare solo chi ha investito negli ultimi 4 anni, perché sono 8 anni che investiamo e l’89,7% degli alberghi è a posto.
 Ma è vero che qualcuno svende a prezzi stracciati...
 
Saranno una ventina di albergatori, sappiamo chi sono, accolgono 5 persone in stanza a 20 euro. Non è qui il problema, mi creda.
 E dov’è allora? Quali errori sono stati fatti a suo avviso?
 
All’assessore Mellarini ricordo che è vero che ero anch’io nel cda di Trentino spa, ma con Bort contavamo come il due di coppe. Ogni tanto bisogna fermarsi e valutare. È arrivato il momento di cambiare strategia di promozione turistica.
 Su cosa bisogna puntare?
 
Bisogna far entrare il Trentino nelle case degli italiani e per questo occorre fare pubblicità sulla stampa locale, come fanno gli albergatori romagnoli sui nostri giornali. La gente la pubblicità sui giornali nazionali non la legge, è provato. E poi usare televisione, internet, telefonini: oggi Trentino spa li usa poco, troppo poco.
 Molti operatori ammettono: la gente preferisce il mare. La montagna è destinata ad attirare sempre meno turisti?
 
Dobbiamo distinguere. Per la stagione invernale il Trentino è primo in Europa, anche se in internet troviamo un milione di offerte. Siamo primi per il rinnovamento di impianti, abbiamo oltre 3 mila cannoni che innevano a bassa pressione, alberghi a 4 stelle cresciuti del 160% negli ultimi 5 anni, centri wellness anche negli hotel a 2 stelle.
 Il problema resta l’estate.
 
È così. Dobbiamo far tornare di moda la montagna, che non dev’essere associata al pericolo ma alla salute, al benessere e al relax per le famiglie.
 Puntare su qualità della vita, territorio, valori, ha detto il presidente Dellai.
 
Occorre difendere l’ambiente. Si dice 13 mila seconde case negli ultimi 15 anni ma le licenze date sono di più e poi bisogna vedere quanti sono gli appartamenti costruiti. Sono 140 mila posti letto, più quelli non denunciati. È stata una forte aggressione. Dobbiamo impegnarci tutti perché dove l’ambiente è compromesso non ci sarà turismo. Ricordiamoci che non abbiamo un Trentino di ricambio













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