Ricette elettroniche per tutti i farmaci
Presto anche quelli di fascia C saranno inclusi. Finora successo dell’iniziativa con oltre 400 mila documenti emessi
TRENTO. Su oltre un milione di prescrizioni farmaceutiche erogate negli ultimi 100 giorni sul territorio trentino, circa la metà sono ricette elettroniche. Per la precisione sono 400.588 le ricette completamente «dematerializzate» - inviate tramite software direttamente in farmacia dal medico di famiglia – e 156.812 quelle che, invece, sono passate attraverso il promemoria su carta bianca consegnato dal medico al paziente. Numeri che, insieme alla percentuale di medici (il 93%) e di farmacie (tutte, il 100%) collegati al sistema, decretano il successo di una rivoluzione dettata sì dal Ministero della Salute, ma che, attualmente, vede il Trentino primeggiare a livello nazionale. Un primato che, però, continua a scontrarsi, almeno in parte, con la realtà. Restano, infatti, per il momento, fuori dal cervellone elettronico le prescrizioni su ricetta bianca, quelle che riguardano i farmaci a totale carico del cittadino. Si tratta delle molecole di fascia C (antidolorifici, antinfiammatori, antidepressivi, sonniferi) che, per ora, non evitano il «viaggio» in ambulatorio da parte del paziente. Sì, per ora. Perché nella conferenza stampa che si è svolta ieri in Provincia dirigenti e tecnici hanno promesso «l’estensione della gestione digitalizzata anche per questa tipologia di prescrizione». Non è un aspetto secondario, essendo i farmaci di fascia C tra quelli più prescritti e assunti dalla popolazione. Perché allora la prima fase del progetto li ha lasciati fuori? La risposta è semplice. Nei piani ministeriali e aziendali la ricetta elettronica nasce per sostituire la ricetta rossa che riguarda farmaci mutuabili, quasi interamente a carico del sistema sanitario. È chiaro che il primo intento della digitalizzazione riguarda, perciò, non tanto l’efficienza per medici e pazienti, ma piuttosto il controllo della spesa farmaceutica. La ricetta elettronica non fa di per sé risparmiare soldi alle aziende sanitarie – anzi il progetto per avviare il sistema è costato alla Provincia 323.000 euro tra aspetti tecnici e adeguamenti del software – ma le pone in condizione di controllare in modo più efficace e in tempo reale la spesa farmaceutica. Laddove, poi, vi saranno evidenti sprechi si interverrà con i tagli. Se è vero che anche la seconda parte della digitalizzazione riguarderà innanzitutto le prestazioni specialistiche, a partire dagli esami di laboratorio. Presto, infatti, i cittadini potranno presentarsi direttamente a un prelievo del sangue con in mano semplicemente la propria tessera sanitaria. Al loro codice identificativo corrisponderà la serie di esami indicati dal medico e caricati sul software. Si guadagna, dunque, in tempo ed efficienza, oltre a un evidente risparmio cartaceo di stampa. Ma il fatto che l’estensione della ricetta elettronica partirà da visite specialistiche ed esami diagnostici è la conferma di un chiaro, se pur legittimo, controllo della spesa. Perché anche il Trentino dovrà essere capace di sforzarsi nel «darsi un taglio».