Restituire nuova vita all’ex casa circondariale di via Pilati per parlare di memoria
La proposta avanzata da Marco Zulberti per rigenerare la struttura in favore di un luogo dove poter riflettere sugli orrori della nostra storia non dispiace all’Associazione Trentina Italia Israele
DATI Il carcere di Spini di Gardolo resta sovraffollato: 318 detenuti contro 240 posti
PROGETTO La professoressa che con il teatro apre il carcere ai suoi studenti
TRENTO. La memoria può passare dal carcere. Parliamo dell'ex casa circondariale di via Pilati, nel capoluogo. Accanto al Tribunale uno spazio per non dimenticare gli orrori: quelli della Shoah e del fascismo - che pure ha visto il Trentino Alto Adige fra i territori protagonisti - ma anche i capitoli più drammatici della storia di Trento, come la diaspora contro gli ebrei seguita al martirio del San Simonino nel 1450, alla persecuzione dell'inquisizione con i roghi dei catari e dei dolcini, ai roghi delle streghe della Val di Non, fino alla peste del 1630.
Da prigione a museo: la trasformazione è una proposta fatta domenica 29 gennaio 2023 dalle pagine di questo giornale dal nostro editorialista Marco Zulberti. Un'idea che non dispiace affatto all'Associazione trentina Italia Israele. «Mi pare un'ottima idea - dice il presidente Marcello Malfer - Come associazione noi siamo più che favorevoli. Dovesse essere accolta dalla politica, noi saremmo in prima fila, pronti a collaborare. Ci piacerebbe essere coinvolti. Possiamo essere un ponte con vari esponenti dell'ebraismo in Italia. Potremmo parlarne con la presidente nazionale delle Comunità ebraiche Noemi Dissegni».
Malfer apprezza molto anche il riferimento alla vicenda del Simonino. Ricorda il ruolo avuto nel 1965 da monsignor Iginio Rogger nel percorso di abolizione del culto del piccolo ad opera dell'arcivescovo Alessandro Maria Gottardi. La sua morte con successiva venerazione (legata alla falsa accusa di infanticidio alla comunità ebraica di Trento) risale al 1475. Tanti gli episodi di memoria, persa e da recuperare, di un passato più o meno recente.
Gli spazi delle ex carceri del capoluogo, in posizione centrale - dice Malfer- ben si presterebbero ad una operazione volta a far ricordare orrori ed errori alle nuove generazioni. «Al Comune, nei giorni precedenti la Giornata della Memoria, avevo proposto di invitare il semiologo Ugo Volli. Sua zia, Gemma Volli, collaborò con Rogger alla eliminazione del culto del Simonino».
I rigurgiti di antisemitismo sono sempre in agguato. La politica provinciale - chiediamo - sarebbe pronta ad un investimento come quello della trasformazione del carcere in un museo, magari con percorsi interattivi, di tutte le persecuzioni che hanno attraversato o comunque toccato la realtà trentina?
«Ne dubito. Sicuramente da parte delle giunte provinciali precedenti ci sarebbe stata maggiore sensibilità. Fratelli d'Italia, paradossalmente, a livello nazionale pare interessarsi della questione ebraica, di più che a livello locale».
La trasformazione dell'ex compendio carcerario, stando alle proiezioni, potrebbe costare una cifra vicina ai 10 milioni di euro. Proprio la parte economica fa sorgere qualche dubbio al direttore della Fondazione Museo Storico Giuseppe Ferrandi: «Mi piace l'idea dell'area da dedicare alle memoria della storia di lungo periodo, ma diciamo che non si tratta di un complesso edilizio pensato come spazio espositivo e questo potrebbe comportare non poche complicazioni nella fase progettuale e realizzativa».
Ferrandi poi mette le mani avanti ed evidenzia il rischio della sovrapproduzione di spazi museali dedicati alla memoria. Fa sapere che, entro la fine dell'anno, in via Torre d'Augusto, nella sede dell'archivio e della biblioteca della fondazione, verrà inaugurato uno spazio di 800 metri quadrati «che racconterà la storia del Trentino dal 1919 ad oggi».
Ferrandi dice di apprezzare molto l'appello di Zulberti, che punta sulla memoria dell'Olocausto, ma pone l'accento sui limiti dell'operazione, «tanto più se abbiamo già spazi come quello del Buonconsiglio, delle Gallerie di Piedicastello e del Museo Diocesano».
Aggiunge che la proposta di recupero culturale delle ex carceri «richiede un adattamento e una messa in sicurezza». «Detto ciò - conclude - sicuramente quel compendio ha una grande capacità di suggestione, visto che da là sono passati tanti perseguitati politici, fra cui l'ebreo di Moena Karl Levi».