Restaurato lo storico poligono
Cerimonia con tutti gli onori a Campitello per il rinnovato “L Stont”
VAL DI FASSA. Celebrata con tutti gli onori, ieri a Campitello, l’apertura de “L Stont”, Imperiale Regio Casino di Bersaglio. La struttura (eretta nel 1905), nuova sezione sul territorio del Museo Ladino di Fassa, rappresenta uno dei rari esempi esistenti di poligono di tiro utilizzato dagli Scizeres, i tiratori o “Bersaglieri immatricolati” di Campitello, Mazzin e Canazei. Dopo la grande guerra, il piccolo edificio è stato adibito ad abitazione privata e utilizzato anche come deposito comunale, ma è uno dei pochi giunto quasi integro ai giorni nostri, nonché l’unico in Val di Fassa.
Concluso da poco il restauro, su progetto degli architetti Lorenzo Weber e Alberto Winterle, sostenuto dal Comune di Campitello coadiuvato dalla Soprintendenza per i Beni culturali della Provincia e dall’Istituto Culturale Ladino con il contributo del BIM Adige, è stato presentato alla popolazione di fronte ai diversi gruppi partecipanti, tra cui la Schützenkompanie Ladins de Fasha e altre provenienti dal Südtirol che hanno sottolineato i momenti più significativi della cerimonia con colpi di fucile e pure di cannone storico.
«L Stont - ha detto il sindaco Ivo Bernard - rappresenta un pezzo della nostra storia e del sacrificio di chi ha combattuto per difendere la nostra terra e la nostra autonomia. Ringrazio quanti hanno contribuito agli interventi a cominciare dal primo cittadino che mi ha preceduto Renzo Valentini, promotore del ripristino, completato dalla nostra amministrazione». Anche la senatrice e produradora Elena Testor ha evidenziato l’importanza dell’edificio, composto di una sala che conserva documenti e immagini d’epoca nonché le tre finestrelle da cui gli Scizeres si allenavano ai tiri di precisione. «L Stont ci ricorda - ha detto Elena Testor - il rispetto che dobbiamo ai giovani che un tempo hanno protetto case e famiglie fassane, un esempio di integrità e coraggio per tutti». Il consigliere provinciale ladino Giuseppe Detomas ha messo in luce come l’edificio sia simbolo di autogoverno che rinvigorisce lo spirito unitario della comunità ladina: «Pare che dia già il suo contributo, a vedere quanti fassani sono qui con la “mondura” (abito tradizionale), espressione di identità e radici profonde».
Prima del taglio del nastro e della benedizione de “L Stont” da parte del parroco don Luigi Trottner, sono intervenuti anche Fabio Chiocchetti, direttore dell’Istituto Culturale Ladino di Fassa, Milva Mussner, presidentessa della Union Genèrela di Ladins dles Dolomites, Maria Piccolin, l’esperta che ha invitato il comune di Campitello ad aggiungere al nome italiano de L Stont le lettere I.R. (Imperial Regio) per correttezza storica, e Osvaldo Tamina, autore di libri sulla storia degli Schützen.
Per l’intera giornata, che è proseguita con il pranzo e la musica per la sagra paesana, è stato possibile visitare il casino di bersaglio, che sarà aperto anche nel corso dell’estate per consentire ai turisti di apprezzare la nuova sezione museale di Fassa. (e.s.)
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