Resort a passo Sella, ambientalisti furiosi
Il nuovo albergo, eretto al posto del vecchio rifugio, apre a luglio. Casanova: «Progetto esagerato, colpa del Cai bolzanino»
PASSO SELLA. Aprirà a luglio il nuovo rifugio di passo Sella, ma intanto è polemica aperta sul resort a 4 stelle che l’imprenditore gardenese Alan Stuffer, sta ultimando sull’area che fino allo scorso anno era occupata dallo storicco rifugio del Cai, demolito nel 2013. A prenderla malissimo, non tanto nei confronti di Stuffer né verso il Comune di Selva Gardena (il territorio interessato è in Alto Adige, ma giusto al confine con il Trentino) che ha concesso i permessi edilizi, quanto con il Cai bolzanino, è il portavoce di Mountain Wilderness Luigi casanova. «Abbiamo seguito tutto l’iter che ha portato alla demolizione della vecchia struttura e al varo della nuova, osteggiando il progetto, che ci appare come il frutto di una resa al dio denaro, e alla speculazione pura». Il vecchio rifugio, ammette Casanova, «risaliva a cento anni fa ed era costruito su una struttura tradizionale. É pur vero che nel 2014 su una strada così importante sotto il profilo viario non fosse più adatto: mancavano servizi considerati oggi essenziali ed era carente sotto il profilo della sicurezza. Pertanto anche una demolizione poteva starci, ma nell’ambito di un progetto che rispettasse gli stessi criteri volumetrici e di tipologia storica dell’edificio». Invece, prima la Provincia di Bolzano e poi il Comune di Selva Gardena hanno dato il via libera all’opera, progettata dall’architetto altoatesino Marika Schrott, «Ci ha meravigliato, più della Provincia e del Comune, l’atteggiamento del Cai di Bolzano, proprietario dell’intera area su cui sorge il rifugio - obietta Casanova -. Il Cai ha deciso di abiurare al significato più autentico di un rifugio di montagna, cancellando la propria storia e omologandosi alla cultura di urbanizzazione delle grandi pianure». Dal canto suo, Alan Stuffer difende il proprio operato, e evidenzia come le scelte progettuali siano state operate proprio nell’interesse paesaggistico della zona del Sella. «La Provincia di Bolzano aveva nominato un collegio di tre esperti svizzeri, secondo i quali avremmo potuto costruire un edificio di sei piani, dalla volumetria doppia di quella che stiamo realizzando, e con 100 camere, tutto in cemento armato, non dipinto e senza legno. Se avessimo seguito questo consiglio avremmo realizzato un’opera di fortissimo impatto sull’ambiente naturale. Invece abbiamo scelto una struttura su tre soli piani, più bassa e più larga, meglio inserita nell’ambiente di passo Sella, e che tende a sparire dalla vista. La volumetria è poco più estesa di quella del vecchio rifugio. Con i permessi che avevamo in mano avremmo potuto costruire cinque o seimila metri cubi in più di quanto abbiamo invece costruito. Accetto le critiche, anzi ben vengano se ci aiutano a migliorare. Ma in questo caso ritengo siano fuori bersaglio». ©RIPRODUZIONE RISERVATA