Regione, in cinque mesi due leggi e quattro sedute
Lo «schiaffo» della Svp che cancella mezza giornata di lavori del consiglio rimette a nudo la questione urgente del ruolo dell’ente istituzionale
TRENTO. C’è da dire che in piena epoca di delegittimazione della politica, i politici non fanno nulla per migliorare la situazione. E così può capitare che dopo tre ore di dibattito non proprio determinante per le sorti degli amministrati (pur nella sua relativa importanza), i consiglieri regionali ritengano sufficiente il lavoro svolto, tagliando di netto un’altra mezza giornata di impegno. La trovata, a onor del vero, è stata della Svp e fortemente osteggiata dall’opposizione, ma la maggioranza non è stata in grado di imporre un po’ di buon senso. Che è quello, appunto, in un momento di estrema delegittimazione, di dimostrare agli elettori e ai cittadini che i politici restano in aula fino all’ultimo per motivare i loro lauti stipendi. Insomma, una questione di opportunità, quasi di immagine. Perché ormai è evidente che il consiglio regionale deve interrogarsi a fondo sul proprio motivo di esistere. Un conto è la questione storica, il fatto che lo Statuto è legato alla Regione, la necessità di una “scatola” istituzionale che permetta la specificità delle Province, un altro paio di maniche, invece, è la necessità operativa di uno strumento istituzionale che costa ma non conta. Vediamo solo rapidamente qualche numero, non esaustivo ma senz’altro indicativo. Quest’anno il consiglio regionale (somma dei due consigli provinciali) è stato convocato quattro volte per sei giorni (scarsi) di lavori. La seduta calendarizzata per aprile era stata cancellata, secondo i maligni perché cadeva a ridosso del lungo ponte del 25.
Tre i disegni di legge presentati, due quelli approvati. Quello di martedì legato ai dipendenti pubblici, di fatto un recepimento della Legge Brunetta e aperto addirittura in febbraio. L’altra legge riguardava invece il contenimento della spesa pubblica attraverso il taglio alle indennità dei politici: grande sforzo, risultato modesto (a detta degli stessi consiglieri). Le mozioni presentate quest’anno sono state 10, un buon numero se si pensa che l’anno scorso furono 11. Le interrogazioni sono state 36, quasi tutte da parte dei consiglieri trentini (11 quelle altoatesine). Le delibere? Tre, ma siamo in media visto che l’anno scorso furono in tutto sette. Ora, la Svp non fa misteri di ritenere inutile il Consiglio regionale, ma uno schiaffo simbolico di questo tipo impone una riflessione e non un’alzata di spalle.
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