Rating, i mutui sono al sicuro

Dellai: «Moody's conferma la nostra solidità, due gradini sopra Roma»


Robert Tosin


TRENTO. Moody's parla espressamente di eccellenti indicatori finanziari e di debito, e quasi si scusa nel dover declassare ad Aa3 le Province di Trento e Bolzano. L'arretramento è dovuto alla bocciatura del debito sovrano italiano, ma il rapporto rimane invariato: qui la solidità è due gradini al di sopra di quella nazionale. In Italia nessun ente pubblico ha un divario così marcato con Roma.

«Ma stiamo vivendo una ventata di masochismo - commenta Dellai - per cui guardiamo con panico a questo aspetto, anziché notare, piuttosto, che il "declassamento" avviene non per demeriti nostri, ma per una situazione nazionale a cui per forza di cose siamo legati. E sappiamo benissimo che se in Italia le cose dovessero peggiorare, anche per noi andrebbero meno bene di ora. Però siamo di fronte ad una chiara certificazione di solidità e di buona amministrazione. Moody's non si basa sulla ricchezza nel dare i suoi giudizi. Non guarda quanti soldi ci sono in cassa, ma come vengono amministrati e se c'è una solidità della struttura. Da questo punto di vista lo Statuto è uno strumento molto importante».

Il presidente conferma che la credibilità del territorio rimane immutata e, anzi, paradossalmente viene consolidata da un divario che nessun'altra regione italiana può vantare. «Certo, se dovessimo andare a finanziarci oggi pagheremmo qualche cosa in più, ma non ne abbiamo bisogno. Le operazioni che abbiamo in corso sono tutte coperte e previste a bilancio». C'è appunto la questione del debito pubblico. L'opposizione - anche ieri la consigliere della Lega Penasa lo ha rimarcato - insiste sull'eccessivo indebitamento della Provincia che avrebbe le risorse per fare a meno di chiedere soldi in prestito. «Sarebbe ora di finirla di fare certi ragionamenti - dice Dellai - perché il debito della Provincia è assolutamente sostenibile, vale soltanto il 6% del Pil e, soprattutto, è destinato solo ed esclusivamente agli investimenti. Noi non abbiamo debiti sulla parte corrente come lo Stato. E gli investimenti ci hanno permesso di fare un +2 sul Pil dell'anno scorso e di aumentare seppure di poco il nostro gettito fiscale».

Minimi, anzi nulli, saranno gli effetti sulle tasche delle famiglie in seguito al declassamento. Paolo Collini, preside di Economia all'Università di Trento, non vede drammi all'orizzonte. «La solidità non è messa in dubbio e non ci sarà di certo la necessità di andare a ricontrattare i mutui. In teoria potrebbe esserci un lievissimo aumento della spesa pubblica, nell'ordine dell'1 per cento. Ma la liquidità in Trentino è garantita dalla raccolta, quindi se anche i debiti futuri dovessero subire qualche ritocco, questo sarebbe compensato dalla maggiore redditività dei depositi. Insomma, rimane tutto in casa. Inoltre dobbiamo considerare che tutti i mercati hanno già da tempo anticipato i provvedimenti delle agenzie di rating, quindi i vari declassamenti sono già scontati dal mercato».

Cassa centrale banca, pur declassata anch'essa di un gradino (A2), conferma che all'interno del sistema del credito cooperativo la solidità è assicurata. Certo, non si nasconde un problema legato al "rischio Italia" che porterà inevitabilmente ad un incremento del costo del denaro per le banche e quindi, a cascata, per le famiglie e le imprese.













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