«Rallentando il traffico si blocca l’economia»
Industriali contrari al progetto della Provincia per depotenziare la Statale 47 Sandri: «Vogliamo le 4 corsie». Casarotto: «Le merci devono viaggiare veloci»
VALSUGANA. Industriali: la proposta di Pacher non piace per nulla. Nessuna Valdastico né Autostrada della Valsugana né, tantomeno, le quattro corsie sulla Statale 47, ma una strategia di depotenziamento della Statale stessa, con la sua puntuale messa in sicurezza, con la realizzazione rotatorie e la riduzione da 4 a 2 corsie nell'attraversamento dei centri abitati. Insomma una "tattica difensiva", quella presentata martedì sera dal vicepresidente della Provincia e dall'ingegnere Raffaele De Col per contrastare i progetti di superstrada a pedaggio veneta, che se ha trovato la quasi totale unanimità da parte dei sindaci (Borgo si è detto perplesso), non trova d'accordo il mondo economico. Industriali in primis. Abbiamo sentito a tal proposito alcuni esponenti del settore in valle ed i pareri sono unanimi.
«Abbiamo sempre ribadito il nostro sì alle 4 corsie sulla Valsugana e alla realizzazione della Valdastico», puntualizza Lucio Sandri, presidente degli industriali valsuganotti. Due opere che però non saranno fatte. «La viabilità serve, bisogna farla. Se si fa ci sono imprese che lavorano e che si insediano. Penso alla Mebo, che collega Bolzano a Merano: l'hanno ostacolata per anni e ora che c’è guai a chi la tocca», aggiunge. Invece la nuova strategia è basata sul rallentamento del traffico per rendere meno veloce e quindi meno appetibile la Statale 47 e sul potenziamento della ferrovia. «A stare fermi sulle rotatorie si buttano tempo e gasolio, si inquina di più. La ferrovia? Abbiamo quattro treni che non funzionano, sono cose che non stanno in cielo né in terra. A questo punto facciamo una cabinovia che passa anche in mezzo al lago, così sono contenti i turisti», ironizza Sandri, che di professione è autotrasportatore e quindi sulle strade ci lavora.
Stesso pensiero per il vicepresidente di categoria Elio Casarotto. «Le strade ci vogliono, sono proporzionali alla ricchezza di un territorio. Siamo in un mondo globale, le merci si spostano velocemente. E' il contrario di ciò che serve: altro che rallentare, si deve velocizzare il traffico, una società che diventa lenta è in declino. A forza di divieti blocchiamo il sistema», si sfoga, e sul prospettato potenziamento della ferrovia aggiunge: «Abbiamo una ferrovia del 1.800, non siamo capaci di fare nemmeno il servizio trasporto persone, come facciamo con le merci? Se uno acquista un divano a Rosà e lo porta a Ronchi come fa? Non è comprando due littorine in più che si risolve il problema».
Franco Paterno dell’omonimo Gruppo industriale, una delle principali realtà economiche della zona, non ha tanta voglia di parlare. «A che serve? Il mondo va avanti e qua si vuol tornare al bue e l'asino, ma erano 2 mila anni fa. Le strade hanno sempre portato benessere, non siamo tutti dipendenti pubblici - conclude -. Guardiamo oltre i confini trentini».
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