«Quote rosa e doppia preferenza di genere, una strada obbligata»
Maria Concetta Mattei: «Strumento a tempo, ma utile Le donne scontano ancora forti resistenze culturali»
TRENTO. Uno strumento utile, seppure in via temporanea. Sulle «quote rosa» Maria Concetta Mattei, giornalista e volto del Tg2, la pensa così: «Anche i Paesi nordici ci sono passati e oggi possono vantare una sostanziale parità tra i generi sia all’interno della famiglia, sia nei luoghi di lavoro e nelle istituzioni». E aggiunge: «Non includere le donne capaci nelle aziende e nelle istituzioni è un’assurda autolimitazione di una società che si priva di idee, energie e sentimenti».
Diverse donne in questi giorni, dall'ex parlamentare Lucia Fronza Crepaz alla presidente di Itea Aida Ruffini, ci hanno detto che le donne che occupano ruoli importanti o di vertice sono sempre sotto esame,molto più dei colleghi uomini. Per la sua esperienza professionale, è così?
Si la diffidenza di genere purtroppo esiste. E si avverte in modo particolare nei ruoli professionali più elevati, dove le donne sono sempre sotto esame. Ma non solo da parte degli uomini. Noi donne siamo intransigenti con noi stesse, tendiamo alla dedizione totale, cerchiamo la perfezione. Siamo più generose con gli altri che con noi stesse, perciò non ci perdoniamo nulla. In fondo è anche la molla che ci fa migliorare sempre.
Le quote rosa hanno sempre sollevato un acceso dibattito, in primis tra le donne. Qual è la sua opinione? Sono una forzatura necessaria o - come sostengono altri - delle riserve indiane che non si giustificano?
Le ritengo uno strumento utile in via temporanea. Si è passati attraverso l'introduzione delle quote rose anche nei Paesi nordici, come Islanda e Norvegia, che oggi possono vantare una sostanziale parità sia all'interno della famiglia che nei luoghi di lavoro e nelle istituzioni pubbliche. In Italia ci sono ancora forti resistenze culturali ad accettare la donna come protagonista nella vita pubblica -e spesso persino in quella privata! Per questo sono favorevole all'applicazione di un sistema di arruolamento sistematico delle energie femminili migliori nei luoghi di potere.
Quali sono i ritardi culturali che l'Italia sconta? E cosa frena la presenza delle donne nel lavoro e soprattutto nei ruoli di vertice?
Il dramma dei femminicidi denuncia che in Italia esiste ancora una spaventosa cultura maschile del possesso, diffusa ad ogni latitudine e nei più disparati ambiti sociali. Un uomo che uccide la donna che non è riuscito a conquistare o a trattenere accanto a sè dimostra un cieco senso di proprietà. Se un numero crescente di uomini arriva a questo gesto estremo e folle è urgente ricreare le basi per una cultura del rispetto della donna come persona con pari diritti e libertà di scelta. Per quanto riguarda il mondo del lavoro, diversi studi a livello economico hanno dimostrato che una maggiore presenza femminile avrebbe un impatto positivo immediato sul nostro Pil, come bene spiegano in una recente ricerca anche Alessandra Casarico e Paola Profeta, docenti della Bocconi. Perciò non includere le donne capaci e meritevoli nelle aziende e nelle istituzioni é un'assurda auto-limitazione della società, che si priva di nuova linfa, idee, energie e sentimenti.
Nella sua esperienza personale di madre-lavoratrice, cosa l’ ha aiutata e cosa le è mancato (se qualcosa è mancato)?
Sono stata fortunata: la mia prima figlia è cresciuta a Trento in una famiglia allargata in cui i nonni hanno avuto un ruolo fondamentale. Con il secondo, a Roma, ci siamo avvalsi di una brava tata, cui siamo molto riconoscenti, che è ancora con noi.
L'Italia è indietro sul fronte della rappresentanza femminile in politica. La doppia preferenza obbligatoria uomo-donna può servire a favorire un riequilibrio di genere?
Si, penso che sia una strada obbligata, così come le quote rosa nei consigli di amministrazione delle aziende pubbliche, fino a che non si creerà la consapevolezza del valore aggiunto che le donne competenti posso offrire in ogni campo. Con indubbi benefici per la collettività.
Secondo lei che cosa può cambiare lo sguardo femminile nella politica e più in generale nella pubblica amministrazione?
Le donne sono abituate da sempre a gestire ogni risorsa con oculatezza, sono ottime amministratrici. Sono altruiste, quindi in politica tendono ad allearsi superando le logiche di partito pur di conseguire il miglior risultato per il bene pubblico. In genere dimostrano sensibilità ed empatia, hanno la capacità di includere, sono organizzate e allenate a risolvere problemi di ogni tipo. E non sprecano un minuto, perché sanno quanto il tempo sia prezioso.
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