Quelle ciclabili che sbucano nel nulla

Via Adamello, via Giusti e via Grazioli: dove la rete delle piste diventa un rebus


Martina Bridi


TRENTO. La rete di piste ciclabili corre per 380 chilometri lungo i laghi e le montagne del Trentino. Anche la città di Trento ne è ben fornita e il reticolo che collega il capoluogo da nord a sud permette di arrivare in meno di mezz'ora dal quartiere di Cristo Re fino a Madonna Bianca pedalando praticamente ininterrottamente. Ma in alcune zone della città le piste sbucano nel nulla. L'inizio e la fine di alcuni tratti non sono insomma in alcun modo collegati con il resto della rete ciclabile. Probabilmente inserite all'interno di un progetto più esteso ma che non è ancora realizzato, i tre casi più eclatanti di piste immerse nel vuoto sono chiaramente visibili in via Adamello, in via Giusti e in via Grazioli.

In via Adamello, zona Bolghera, il marciapiede ciclopedonale si estende dall'incrocio con via Gorizia e a quello con via Pasubio. Un centinaio di metri che le biciclette possono percorrere sbucando però in vie sulle quali non è previsto il loro arrivo. Altro pezzo di pista ciclabile immerso nel vuoto quella che si estende in via Giusti a partire dall'entrata del cimitero di Trento fino a ricongiungersi con il marciapiede pedonale di fronte al Liceo Da Vinci. Bella, nuova, segnalata, questa tratta permette ai ciclisti di percorrere ben 50 metri in sella per decidere poi se scendere e continuare a piedi a fianco dei pedoni oppure buttarsi sulla strada in mezzo a macchine, autobus e corriere.

Di recente costruzione anche il tratto di ciclabile in via Grazioli che costeggia le Canossiane da via Brigata Acqui fino alla fontana di Piazza Venezia. Qui il ciclista, dopo aver percorso un breve tragitto a lui dedicato, passa l'attraversamento ciclopedonale e si ritrova a scegliere cosa fare di fronte al cinema Modena: scendere lungo via Calepina contromano, andare invece su via Galilei sperando di raggiungere il più rapidamente possibile la Ztl, cercare di rifugiarsi nel parco di piazza Venezia oppure percorrere il marciapiede di via San Francesco d'Assisi?

Altri esempi di piste ciclabili non sempre funzionali sono riscontrabili anche in altre zone della città. In via Santa Croce, dall'incrocio con via Piave fino in piazza Fiera, superato il tratto di ciclabile davanti al commissariato del Governo, il ciclista è costretto a fare slalom tra i pedoni sul marciapiede oppure, per la gioia dei conducenti della Trentino Trasporti, a scendere sulla strada lungo la corsia preferenziale riservata agli autobus.

Zona pericolosa quella di Cristo Re, dove le biciclette che vogliono recarsi in centro devono percorrere su strada via Fratelli Fontana e il sottopasso della ferrovia fino al raggiungimento della salvezza sulla pista ciclabile in via Petrarca. Ai lati della strada che sale fino alla Questura, nei pressi di viale Verona, il sistema per rendere la vita complicata ai ciclisti è particolare: sulla pista ciclabile sono stati piazzati dei paletti che non consentono il transito se non a piedi. Nonostante alcune difficoltà, la rete di piste ciclabili cittadine rappresenta un'eccellenza e consente quotidianamente a tutti coloro che vivono in centro e in periferia di spostarsi evitando il traffico e lo stress da parcheggi. Un lusso a cui i ciclisti cittadini non sono pronti a rinunciare per colpa di qualche piccolo ostacolo.













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