Punto nascite, la rivolta dei sindaci
Tione, approvato un documento: «Discriminati rispetto alle altre valli. Nessuno ci ha avvisati, vogliamo parlare con Rossi»
TIONE. Non hanno perso tempo i sindaci delle Giudicarie. Di fronte alla perentoria comunicazione dell’assessore provinciale alla sanità, Donata Borgonovo Re, che nella riunione di mercoledì sera annunciava la chiusura del punto nascite dell’ospedale di Tione, si sono ritrovati a tempo di record. Non hanno aspettato, come preannunciato a margine dell’incontro con l’assessore e il suo staff, di convocare il “tavolo di concertazione per la salute”, il 22 luglio, ma hanno deciso di prendere posizione il più presto possibile. Con un giro di telefonate, il presidente della Conferenza dei sindaci, Attilio Maestri e la presidente della Comunità, Patrizia Ballardini, hanno avvisato i colleghi, e nello stesso tempo, hanno allargato l’incontro ai capi gruppo dei partiti presenti nell’assemblea delle Giudicarie.
A loro si è aggiunto il consigliere provinciale Mario Tonina e i componenti la giunta della Comunità. La riunione, iniziata alle 17.30, si è chiusa alle 20, dopo una lunga e partecipata discussione, in cui si sono registrati numerosi interventi, e dopo l’approvazione di un documento unanime da trasmettere alle autorità politiche provinciali, in primis al presidente della giunta provinciale Ugo Rossi. Per primo, e non poteva essere diversamente, ha parlato l’assessore alla sanità e alle politiche sociali della Comunità, Luigi Olivieri. Olivieri, anche a beneficio degli assenti nella riunione del Consiglio per la salute di mercoledì, ha riassunto i punti salienti dell’incontro, stigmatizzando il comportamento e le posizioni dell’assessore provinciale. Gli ha fatto eco Mattia Gottardi, sindaco di Tione, che ha criticato l’assessore provinciale per il metodo (autoritario) con cui ha reso nota la decisione di chiudere il punto nascite, e nel merito per le insufficienti e inconsistenti motivazioni addotte. Giuseppe Cervi, capo gruppo della Lega Nord, ha espresso posizioni forti, indicando l’assumere di decisioni drastiche e inequivocabili come unico modo per ottenere risultati soddisfacenti. Più sfumata, anzi addirittura contrapposta la posizione di Libera, sindaco di Dorsino, che alla perdita eventuale del reparto di ostetricia ha contrapposto il potenziamento del reparto di ortopedia e traumatologia. Chiare le parole del consigliere provinciale Mario Tonina: «Quello usato ieri dall’assessore non è stato un metodo né serio, né rispettoso. Non si può assumere ne presentare una decisione così importante, senza prima aver edotto la giunta e il consiglio provinciale. Il problema di fondo è quindi politico».
Altri interventi si sono succeduti: quelli di Emilio Mosca, sindaco di Caderzone che ha paventato un progressivo smantellamento delle funzioni dell’ospedale; di Mariachiara Rizzonelli che ha chiesto le risorse necessarie per fare funzionare il reparto al meglio; di Giorgio Butterini, sindaco di Condino, che ha fatto notare come si sia deteriorata la conduzione del reparto, fino a creare un’insicurezza oggettiva nelle partorienti. Giorgio Zappacosta, medico di Stenico, che già si era ampiamente espresso a sostegno del mantenimento del punto nascite nella riunione di Consiglio, ha puntualizzato il suo pensiero: «La sicurezza – ha detto – è un falso problema perché, se così fosse, andrebbero chiusi gli altri reparti negli ospedali, dove ci sono meno di 500 nascite; non è un problema di costi perché l’accompagnamento al parto già esiste e funziona; è invece un problema di organizzazione, di funzionalità e di una professionalità diversa». Sono intervenuti ancora, Marisa Marini, Anna Pironi, il sindaco di Zuclo, Paolo Artini, mentre Maestri e Ballardini hanno tirato le fila della discussione. Alla fine della riunione è stato stilato un documento approvato unanimemente.
IL DOCUMENTO Il documento, premettendo che le rappresentanze politico amministrative non sono mai state interpellate al riguardo della drastica decisione; che con l’azienda sanitaria e il precedente responsabile si era convenuto il potenziamento del punto nascite; che ciò non è avvenuto, anzi si è continuato con il lavoro di “smantellamento” della struttura organizzativa; e ancora che non è accettabile che i punti nascita degli altri ospedali di Valle che neppure rispondono allo standard minimo definito dalla Provincia in 500 parti annuali non subiscano il medesimo trattamento, chiede al presidente della giunta provinciale di rivedere la scellerata decisione che risulta essere ingiustificata, discriminatoria rispetto a realtà analoghe e frutto di una visione meramente economicistica e centralistica della salute dei cittadini delle Giudicarie. Il documento non si limita ad un appello generico a Ugo Rossi, ma avanza delle richieste precise, fra le altre: la nominato a brevissimo del primario dell’unità operativa di ostetricia e ginecologia al fine di garantire professionalità e presenza costante; la rassicurazione del personale medico e paramedico dell’ospedale di Tione che svolge meritoriamente la propria attività. E che ogni decisione in merito sia prima concertata o quantomeno condivisa con la Comunità giudicariese. Infine c’è la richiesta che vengano adottate tutte le misure per dare garanzie alle madri in situazioni di emergenza, vista la distanza degli altri ospedali.