«Punti nascita, conta solo la sicurezza»
L’esperto Melis: «Sbagliato pensare che si chiuda per motivi economici». Bordon: «Su Cavalese decisione in febbraio»
TRENTO. «La richiesta di deroga è stata presentata a dicembre, nel mese di febbraio verrà valutata dal comitato nazionale, e solo allora sapremo se sarà accolta o meno». Queste le parole del direttore dell'Azienda sanitaria Paolo Bordon. Oggetto del contendere è la discussa possibile riapertura del punto nascite di Cavalese, chiesta a gran voce dai residenti della valle di Fiemme.
L'unità operativa è stata chiusa da mesi perché non erano garantiti gli standard in seguito all'adesione della provincia a “Percorso nascita” un programma di evoluzione dell'assistenza alla gravidanza in grado di non concentrarsi unicamente sul momento del parto, ma prevedere una completa presa in carico fin dall'inizio della gestazione. L'attuazione della nuova politica sanitaria ha ottenuto un feedback generalmente positivo in regione, ma non sono mancate le remore quando non addirittura le proteste, come nel caso, appunto, del reparto di Cavalese, che risulta attualmente non operativo in quanto non conforme agli standard richiesti dal decalogo. Quali sono questi standard e perché è così fondamentale che le strutture debbano rispettarli? A spiegarlo molto chiaramente è stato il professor Gian Benedetto Melis, membro del comitato “Percorso nascita” nazionale, durante il convegno “Percorso nascita: l'ostetrica dedicata alla gravidanza e al puerperio”. «Dobbiamo necessariamente uscire dalla convinzione, errata, che molti punti nascita siano stati chiusi per la volontà di limitare le spese. La scelta dei reparti da tenere aperti è stata operata basandosi unicamente su un criterio di sicurezza», dice Melis. Due le tipologie di reparto ritenute conformi agli standard di sicurezza strutturali: quelli denominati di primo livello, ovvero dove vengono effettuati un minimo di 500 parti; e quelli di secondo livello, dove i parti sono invece superiori ai mille ed è presente la terapia intensiva neonatale. Entrambe le strutture sono considerate idonee per la presenza garantita h 24 di anestesista, medico, ostetrica e pediatra, sicurezze che reparti più piccoli e decentrati non possono garantire a madri e nascituri. Dalla grammatica alla pratica, però, le cose si complicano. Realtà fortemente decentrate e difficilmente collegabili a punti nascita di primo e secondo livello, hanno fortemente richiesto la riapertura dei propri reparti, tanto che sono pervenute una serie di domande di deroga alla normativa che possono venire accolte nel caso in cui la struttura dimostri la reale capacità di adeguarsi raggiungendo gli standard di primo livello. «Pensavo di rendere nota la lista di tutte le realtà che hanno chiesto la possibilità di ottenere una deroga - dice Melis durante il suo intervento - ma il ministero mi ha invitato a non divulgare questi dati». Tutela della privacy, o sospetto che il Percorso nascita non sia stato accolto poi così tanto bene?