Provincia, la nuova sede resta ancora un miraggio
Il «buco» di via Vannetti rimane un parcheggio per le auto dei provinciali mentre da ormai 10 anni si discute su un progetto ancora sulla carta
TRENTO. «Entro ottobre – assicura il vicepresidente della giunta provinciale Alberto Pacher – sarà pronto il piano di razionalizzazione degli edifici provinciali. E dentro il documento ci sarà anche il palazzo previsto nel comparto tra via Romagnosi e via Vannetti. Si va avanti». Edificio che dovrebbe sgravare da numerosi affitti le casse pubbliche. Area che adesso è una spianata, in parte parcheggio e dove, nella rimanente, si sta lavorando per realizzare altri posti auto provvisori, pubblici e per i provinciali.
Si va quindi avanti col tormentone che data oltre 10 anni fa e che ora è arrivato all’incarico all’architetto Massimo Wolf, chiamato a redigere il documento preliminare di progettazione e alla prossima presa in carico, da parte dell’Agenzia per le opere pubbliche, del fascicolo. Ad andare a ritroso nel tempo, era il 2007 quando i lavori sarebbero dovuti iniziare su progetto dell’architetto Giorgio Ziosi. E negli obbrobri o, meglio, in questo caso, nelle opere che si trascinano nel tempo, che ancora non ci sono e che il Trentino sta documentando in questi giorni, il futuro palazzo vetrato degli uffici provinciali sta ai primi posti della graduatoria quanto a lungaggini e lievitazione dei costi. Perché è ben vero, almeno pare, che così come era progettato il polo sarebbe stato un gran consumatore di energia, un dispensatore di bollette astronomiche. Ma è altrettanto certo che nel frattempo la normativa è cambiata e le certificazioni di sostenibilità ambientale come previste dal sistema Leed si sono fatte più stringenti tanto da indurre la Provincia a revocare la gara. Scontato è arrivato il ricorso delle ditte che avevano presentato l’offerta per l’appalto con relative richieste danni. C’è poi il piano straordinario di razionalizzazione degli spazi e di riqualificazione energetica e infrastrutturale degli edifici provinciali, quello che dovrebbe esser pronto per ottobre, che ha obbligato a tarare il tutto e che comprende pure un’analisi di fattibilità con la schedatura di una quarantina di edifici di proprietà della Provincia e che ha, come conseguenza, le priorità di intervento. Il tutto per supporre che il nuovo polo provinciale, lo si voglia o meno, altro non si configurerebbe come uno di quei classici esempi che spesso fanno la pacchia dei costruttori e un po’ meno delle casse pubbliche, soprattutto nell’ottica di futuri risparmi. Certo sulla scorta di nuove regole, della necessità che l’edilizia green, prevista dalla normativa provinciale per l’edilizia privata e non di meno per quella pubblica, abbia il suo sacrosanto corso. Sta di fatto che i 36 milioni di costo iniziali non ci vuole molta fantasia a pensare che lieviteranno oltre i 40, anche stando bassi. Per non parlare dei tempi, delle prime ruspe in cantiere. In Provincia, saggiamente, non si azzardano, stanno prudenti. Si vedrà ad ottobre, carte alla mano, a piano approvato.
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