Provincia, «debiti» per 500 milioni
Oltre all’Università, residui anche per Azienda sanitaria e Cassa del Trentino. Il viceministro: «Troveremo una soluzione»
TRENTO. Non solo Università, ma anche Azienda sanitaria e Cassa del Trentino. Il fenomeno dei residui di cassa che non sono stati versati dalla Provincia a enti controllati è vasto. Secondo piazza Dante i residui non si devono considerare come debito, ma resta il fatto che si tratta di soldi che la Provincia deve, prima o poi, versare. E non si tratta di somme di poco conto. Oltre ai 202 milioni di euro che piazza Dante deve all’Università di Trento, ci sono 160 milioni che devono essere versati all’Azienda sanitaria e altri 150 milioni destinati a Cassa del Trentino. Si tratta anche in questi casi di somme che devono essere versate in forza di accordi di programma o convenzioni, ma che la Provincia non può pagare a causa del patto di stabilità. Per lo più si tratta di residui che trovano copertura nel bilancio della Provincia, e per questo non sono da considerarsi tecnicamente debiti, ma allo stesso tempo sono somme che prima o poi andranno pagate. Per la Corte dei Conti si tratta di debiti di cassa, ovvero somme che servono a finanziare pagamenti di cassa, ma che non sono state utilizzate nel corso degli anni. Il debito vero e proprio del cosiddetto sistema Provincia, ovvero le controllate di piazza Dante, è calcolato in un miliardo e 700 milioni. Poi ci sono i residui per oltre mezzo miliardo. La Provincia spiega che i residui si sono accumulati a causa del patto di stabilità che impedisce di spendere i soldi che pure in cassa ci sono.
Un problema alla cui soluzione pensa anche il governo: «La soluzione tecnica al problema dell’utilizzo degli avanzi della Provincia e dei Comuni trentini ancora non c’è, ma si troverà». La rassicurazione, è arrivata dal viceministro dell’economia Enrico Morando (Pd) che ieri ha fatto tappa a Trento (prima di partecipare ad un incontro in val di Non per il sì al referendum costituzionale) dove ha incontrato il presidente della Provincia Ugo Rossi e il presidente del consiglio delle autonomie Paride Gianmoena, insieme ai parlamentari del centrosinistra autonomista Giorgio Tonini, Michele Nicoletti, Franco Panizza e Vittorio Fravezzi.
Morando ha ricordato che siamo in una fase di transizione tra vecchie regole del patto di stabilità e le nuove del pareggio di bilancio: «Se si manifestano problemi, come si stanno manifestando dentro la transizione da qui al 2020, bisogna mettersi con pazienza a risolverli. E noi abbiamo intenzione di farlo. Se avessimo già la soluzione ve la direi, ma non ce l’abbiamo ancora», ha concluso scherzando. Come avviene puntualmente ad ogni manovra finanziaria, il problema si chiama Ragioneria dello Stato, che sull’utilizzo degli avanzi di Provincia e Comuni ha posto l’altolà per la mancanza di coperture. «Ma lo Stato non può chiederci un doppio concorso, sul patto di stabilità e sugli avanzi», ha ribadito ieri Rossi, che nel viceministro ha trovato piena disponibilità ad affrontare e risolvere la questione. Si vedrà ora se sarà necessaria una norma da inserire nella legge di bilancio o se sarà sufficiente un accordo tra le parti.