Protonterapia pagata dal servizio sanitario

Il trattamento del Centro di Trento inserito nei livelli essenziali di assistenza Lo Stato stanzia 415 milioni. Borgonovo Re: «Ora intese più facili con le Regioni»


di Chiara Bert


TRENTO. Obiettivo centrato. La Protonterapia, il trattamento con fasci di protoni per curare alcuni tipi di tumore, è stato inserito dal ministero nei nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea), dunque sarà coperto dal servizio sanitario nazionale ed erogato ai pazienti con il pagamento di un ticket. La conferma è arrivata ieri nell’incontro del ministro della salute Beatrice Lorenzin con gli assessori regionali, dove ha presentato il documento aggiornato dopo 14 anni.

Per il centro di Trento - da sempre nel mirino per gli altissimi costi (104 milioni di euro per la realizzazione e 92 milioni e 900 mila euro nei prossimi 15 anni) - si tratta di un risultato importantissimo perché garantirà di lavorare a regime ampliando la platea dei destinatari. L’attività di cura, nella struttura di via Al Desert, è cominciata a fine ottobre, dopo una lunga fase di attesa di tutte le autorizzazioni, ma finora solo i pazienti trentini avevano garantita la copertura dei costi da parte del servizio sanitario provinciale. Tariffe estremamente alte visto che un ciclo standard di 30 sedute costa 24 mila euro, un ciclo di 5 sedute di protonterapia ipofrazionata ne costa circa 6400 e un ciclo di 25 sedute con l'anestesia addirittura 30 mila. A dicembre la Provincia ha firmato una convenzione con il Veneto, che garantisce ai pazienti di quella regione - diversi sono già in cura - uno sconto del 20% (pagato dall’Azienda sanitaria trentina).

Ma l’inserimento nei Lea rappresenta la svolta attesa ed è comprensibile la grande soddisfazione dell’assessora alla salute Donata Borgonovo Re che vede un futuro sostenibile per il centro trentino: «La protonterapia è stata inserita tra le nuove prestazioni terapeutiche e diagnostiche con nuove tecnologie. Il documento che ci ha presentato la ministra dovrà essere inserito in un decreto del presidente del consiglio con il relativo tariffario a cui lavorerà un tavolo tecnico Stato-Regioni. Ci vorrà del tempo, il decreto dovrebbe essere approvato entro quattro mesi». «Intanto - spiega Borgonovo - noi continueremo il percorso per convenzioni con le Regioni, stiamo lavorando con Emilia Romagna, Friuli e Provincia di Bolzano, sapendo che saranno tutte a termine». Nei nuovi livelli essenziali di assistenza - ha annunciato ieri il ministro Beatrice Lorenzin - entreranno, tra l’altro, la fecondazione eterologa, il parto indolore con l’epidurale, nuovi vaccini, cure per oltre 110 malattie rare, per l’autismo e la ludopatia, lo screening audiometrico per i bambini («Una strada quest’ultima he abbiamo intrapreso autonomamente e che ci rafforza in questa scelta», commenta Borgonovo Re). In commissione al Senato il ministro ha spiegato che i nuovi Lea costeranno 415 milioni, che possono essere spalmati in due anni: «Una cifra sostenibile», secondo Lorenzin, «nel Patto per la salute avevamo previsto 950 milioni da distribuire in tre anni che dovevano essere coperti dall’appropriatezza delle degenze ospedaliere e con altre operazioni di recupero su beni e servizi. Nessuno ha detto alle Regioni che si devono tagliare 2 miliardi: se faranno questa scelta, la faranno loro». Ma per l’assessore veneto Luca Coletto, coordinatore degli assessori regionali alla sanità, «sarà molto difficile erogare i nuovi livelli essenziali di assistenza senza aumentare le tasse. Il documento presentato è buono ma lo valuteremo settimana prossima in Commissione salute della Conferenza delle Regioni» . Anche per il presidente delle Regioni Sergio Chiampiarino «la rinuncia ai 2 miliardi di aumento per il 2015 del fondo sanitario nazionale non è una scelta delle Regioni».

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