«Pronti a respingere la manovra»

Dellai scenderà a Roma e dirà no alla richiesta milionaria del governo


Robert Tosin


TRENTO. «Possiamo contare anche sui conforti giuridici se servisse andare allo scontro. Ma credo che chiariremo prima la situazione». Se Dellai è categorico sul fatto che la manovra anticipata dal governo sia irricevibile per il Trentino, dall'altra fa uno sfoggio di ottimismo alla vigilia del suo viaggio a Roma dove andrà a sentire che cosa il governo vuole dagli enti locali. Sul piatto la sanguinosissima manovra da 47 miliardi di euro (e i 228 milioni chiesti al Trentino nel 2013, cento di più l'anno dopo). Il ragionamento di Dellai è lineare: la partecipazione del Trentino ai guai economici italiani (la cosiddetta solidarietà nazionale) è già chiarita dall'accordo di Milano.

«Noi già partecipiamo rinunciando a 100 milioni di euro all'anno e poi facciamo la nostra parte "risparmiando" in relazione al nostro bilancio. Ora il governo non ci può chiedere, come sta facendo, di pagare il doppio». Insomma, dice Dellai, la disponibilità a contribuire c'è tutta, ma secondo parametri ragionevoli e comunque già precisamente definiti. «E' però importante chiarire una cosa - aggiunge il presidente - e cioè che grazie all'accordo di Milano le nostre entrate sono blindate. Cioè il governo non può intervenire sulla limitazione delle risorse a nostra disposizione. Il nodo in discussione, invece, è la riduzione delle spese che potremmo sostenere. Dobbiamo migliorare il rapporto tra entrate e uscite, dando per intoccabili, ovviamente, le entrate».

E' evidente che una ulteriore riduzione delle possibilità di spesa è doppiamente penalizzante per il Trentino, in modo particolare. La prima banalità è che se cambiano le regole in corsa e ogni anno il patto di stabilità cambia i suoi parametri diventa impossibile mettere sul tavolo una programmazione di medio respiro (già in questi giorni la giunta provinciale ha dovuto rinviare il piano degli investimenti industriali e studiare scenari alternativi per pagare il tunnel di Nago); il secondo aspetto è quello legato al rischio di non poter spendere abbastanza per l'incentivo allo sviluppo, aspetto determinante per il Trentino del futuro visto che dovrà vivere solo ed esclusivamente sulle sue forze e sulla sua capacità di produrre entrate.

«Non si tratta - dice Dellai - di avere una linea di difesa, quanto di fare un discorso di ragionevolezza. Più che altro stiamo parlando di tutela dell'autonomia e da questo punto di vista abbiamo anche gli argomento giuridici per supportare la nostra posizione». L'incontro con le Regioni a Roma previsto nei prossimi giorni sarà determinante, anche per capire quali margini di trattativa ci saranno. A sentire Dellai, però, non c'è spazio per la mediazione se questo vuol dire accettare uno "sforzo in più" che travalichi regole e accordi già stipulati e basati sulla "ragionevolezza" di un contributo rapportato ai bilanci e non al concetto di "ricco" e "povero".

Ma Dellai non guarda a Roma solo nel breve termine, perchè un'avventura parlamentare o governativa di sicuro non gli dispiacerebbe. Anzi, lo ha dichiarato ufficialmente. «Quando avrò finito il mio mandato, perchè no? Però devo essere molto chiaro su questo punto. Ora siamo a metà legislatura, molti progetti sono avviati e vanno portati a termine. Quindi è categoricamente escluso che, in caso di elezioni politiche, io lasci la Provincia, provocando lo scioglimento del consiglio e quindi un'ulteriore tornata elettorale. Questo è proprio fuori logica. Quindi non ho intenzione di lasciare il lavoro a metà. Poi, una volta chiuso il mandato, sarei disponibile alla candidatura romana. Anche se, e l'ho sempre detto, non serve essere parlamentare per partecipare alla vita politica nazionale».

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