Progettone, si alza l'asticella
I sindacati si accordano sull'aumento dell'età di accesso
TRENTO. Non è una trattativa facile, ma alla fine la quadratura dovrà essere trovata, soprattutto perché le nuove norme sui limiti pensionistico impongono di mettere mano ad un sistema che altrimenti non potrebbe sostenersi. E ieri i sindacati si sono incontrati con i tecnici della Provincia per dare un nuovo volto al "Progettone", vale a dire quell'offerta occupazionale che la Provincia ha messo in campo per dare risposta alle difficoltà di rientrare nel mercato del lavoro per quei soggetti avanti con l'età.
Ad oggi la Provincia mette sul piatto circa 50 milioni di euro e dà risposte, più o meno durature, a 1300 persone. Chiaro che in tempo di crisi sia più difficile dare risposte a tutti. Basti pensare che il provvedimento, unico in Italia, era nato a fronte di una lista di mobilità che oscillava intorno ai 2 mila disoccupati. Oggi siamo a 4.735 in una situazione di forte tensione. L'aumento dell'età pensionabile deciso dal governo per uscire dalle secche del debito pubblico obbliga la Provincia a ripensare tutto il sistema perché con gli attuali parametri andrebbe immediatamente in tilt.
Su due cose i sindacati e i tecnici pubblici si sono trovati d'accordo, segnando di fatto i primi due punti sul nuovo sistema. La prima riguarda, ovviamente, lo spostamento in avanti dell'età a cui si avrà diritto di accesso al progettone. Oggi si ha accesso a 51 anni per gli uomini e a 46 per le donne, considerando però esclusi gli anni in cui si gode dei tradizionali ammortizzatori sociali. Quindi di fatto al progettone accedono anche uomini che hanno 48 anni. Con le nuove regole, in teoria operative dal primo gennaio 2012, l'età dei 51 anni si conta dal momento del licenziamento vero e proprio. In concreto si sposta in avanti l'orologio del progettone di due o tre anni.
L'altro punto sul quale c'è accordo è il numero degli anni di contribuzione minimi che verranno richiesti: 15. Ad oggi sono 10 ma era già previsto di avvicinarsi gradualmente ai 15. Si assisterà di fatto a una accelerazione verso questo obiettivo. Non c'è accordo, invece, sulla tipologia dei contratti da stipulare. «Per il momento siamo a livelli di proposta - spiega Diego Faccini della Cisl - e stiamo valutando se istituire contratti a tempo indeterminato per chi è più vicino alla pensione e determinato per gli altri». Proposta già bocciata dalla Cgil: «Per quanto ci riguarda l'attuale regola può essere confermata: a tempo indeterminato, ma con la possibilità di firmare anche quelli determinati». Ora il dibattito prosegue all'interno dei sindacati per arrivare a una bozza condivisa che andrà approvata al più presto: con il nuovo anno si dovranno applicare le nuove regole affinché il nuovo progetto entri a regime nel giro di due o tre anni.