Profughi in azione per pulire la città

Ieri la prima uscita dopo il corso preparatorio. L’assessora Franzoia: «Un’opportunità per i ragazzi e per la collettività»


di Daniele Peretti


TRENTO. Saranno trenta i profughi che si alterneranno nelle squadre che andranno a pulire la città nell'ambito del progetto “Noi siamo Trento”. Tutti richiedenti protezione che hanno deciso volontariamente di prendere parte ad un progetto che si articolerà in tre uscite settimanali sia in centro che in periferia, con lo scopo di effettuare la pulizia di aiuole, marciapiedi e cestini per l'immondizia. Sono tutti giovani che hanno una scolarizzazione fino alle scuole superiori, uno solo è laureato e provengono da Gambia, Senegal, Nigeria, Ghana, Costa d'Avorio, Mauritania, Guinea Bissau e Mali. La maggior parte risiede nella struttura di via Brennero, uno in piazza Garzetti ed un altro a Mattarello.

Ieri pomeriggio la prima uscita, dopo che i ragazzi avevano frequentato un corso sulla sicurezza ed avevano avuto un incontro con i rappresentanti di Dolomiti Energia, per capire l'uso degli strumenti di lavoro. Silvia, la referente di Cinformi per “Noi siamo Trento”, sottolinea come questa presenza del tutto gratuita serva anche per spostare del personale ad altro incarico, in modo tale da coprire meglio i bisogni della città: «Diciamo che si tratta di un reciproco scambio col quale la città riceve un contributo da chi ospita e potrebbe trasformarsi anche in un inizio di relazione sociale: i richiedenti protezione non saranno più isolati nelle strutture che li ospitano, ma in strada a farsi conoscere e vedere dai cittadini.» Al termine tutti riceveranno un certificato di frequenza che potrà essere utile in futuro.

“Noi siamo Trento” è stato reso possibile dalla collaborazione tra Provincia - attraverso Cinformi - Comune di Trento, Atas, Centro Astalli, Cooperativa Punto d'Approdo, Dolomiti Ambiente, Consorzio Lavoro-Ambiente e Multiservizi. «Si tratta di un progetto pensato da tempo, ma che si è potuto realizzare grazie alla sinergia che ha unito tante realtà diverse, in un progetto che è anche un'opportunità sia per questi ragazzi che per tutta la città.» È l'opinione dell'assessore provinciale alle Politiche Sociali, Mariachiara Franzoia che ha presenziato al debutto della prima squadra di “operatori” come gli stessi Richiedenti Protezione hanno orgogliosamente detto, pur essendo una delle poche parole d'italiano che conoscevano. Il progetto avrà una durata di tre mesi nei quali si alterneranno squadre di sei persone che avranno la possibilità anche di ripetere questa esperienza. E quando “Noi siamo Trento” si potrà considerare realizzato? «Quando – risponde Silvia – questi ragazzi e la cittadinanza inizieranno ad interagire. Quando la diffidenza di oggi sarà sostituita dalla disponibilità ad ascoltare le loro storie di vita.» Intanto per questi ragazzi il solo indossare una divisa da lavoro è già una soddisfazione immensa e lo dimostrano con ampi sorrisi e con la precisione nel raccogliere le carte.













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