Produciamo meno rifiuti: in 5 anni l’8,6% in meno 

Lo studio. La ricerca sul capoluogo della giovane docente universitaria trentina Marica Valente  La svolta con la tariffa puntuale, ma sul calo peserebbe anche la minor propensione ai consumi


Paolo Piffer


Trento. Dal capoluogo, dove negli anni scorsi si è diplomata al liceo scientifico “L. da Vinci”, è arrivata a scrivere uno studio sulla raccolta dei rifiuti a Trento per una tra le più prestigiose riviste scientifiche, fra le migliori al mondo in quanto a contributi di carattere economico, l’americano “Journal of Environmental Economics and Management”, il cui ultimo numero sarà pubblicato tra pochi giorni.

Marica Valente, 27 anni, ha iniziato il percorso universitario alla facoltà di Economia cittadina per poi proseguire con la doppia laurea a Dresda e, dopo un periodo passato a Barcellona e un altro (di studi) a Tolosa, in Francia, ha preso la direzione di Berlino dove insegna, da dottoranda, econometria, cioè la statistica applicata ai problemi economici, all’università Humboldt e al German Institute for Economic Research. Un lavoro, realizzato insieme al collega Matheus Bueno, durato quattro anni e mezzo, presentato in giro per il mondo in una ventina di conferenze, perché, per arrivare lì, tra le pagine di quella rivista, non basta certo mandare il paper, (l’abstract è già online) ma si è sottoposti a verifiche, accertamenti, approfondimenti che presto neanche una tesi di laurea.

Alla fine, modelli statistici su modelli statistici, ne è venuto fuori un dato, tra i tanti, che è particolarmente significativo, partendo dal fatto che Marica Valente ha messo in relazione il periodo precedente all’introduzione della tariffa puntuale sulla raccolta indifferenziata (il residuo tanto per capire) con quello, dal 2013 in avanti (in questo caso fino al 2016), in cui è stata introdotta. La ricerca è stata condotta sui dati comunali incrociati con le caratteristiche socio-economiche della popolazione, il reddito pro capite, l’indice di Gini (l’indice di concentrazione per misurare la diseguaglianza nella distribuzione del reddito), il livello di educazione e l’età dei residenti. In sintesi, da quando è stata introdotta la tariffa puntuale sull’indifferenziato i trentini del capoluogo hanno prodotto mediamente, questa la stima, l’8,6% in meno di rifiuti (si badi bene, sommando tutti i tipi di rifiuto) rispetto a ciò che sarebbe successo se non fosse stata introdotta la “gabella”. Il che farebbe intuire che i trentini abbiano anche maturato una minor propensione al consumo nel tempo. Non solo. Tra il 2013 e il 2016 è stato prodotto anche meno rifiuto indifferenziato, mediamente il 37,5% e il riciclaggio è aumentato del 6,1%.

La docente riflette su questi risultati, sulle stime messe nero su bianco. Certo sono risultati ottenuti a causa di determinate politiche in cui anche le campagne informative e di sensibilizzazione hanno fatto la loro parte.

«Il risultato, l’obiettivo raggiunto – afferma la giovane studiosa trentina– è che si sono prodotti meno rifiuti come indicato dalle direttive europee in materia». C’è poi un altro aspetto. «Il turismo dei rifiuti, il lasciarli in giro – sostiene ancora la ricercatrice – a Trento è un fenomeno non significativo ed è aumentata anche la coscienza ambientale dei cittadini che tendono ad acquistare beni durevoli con meno imballaggi. Inoltre, anche alcuni supermarket danno la possibilità di riusare i precedenti contenitori vuoti per detergenti e bevande».

Se si chiede a Marica Valente quali siano poi gli altri suoi interessi, oltre allo studio e all’econometria, disciplina che almeno ad un primo approccio sembrerebbe ostica e non certo molto fantasiosa, ci si sente rispondere con un sorriso largo. «Gioco a calcio, ho iniziato a 13 anni. Quando ero in città, con l’Acf Trento, in A2». E adesso a Berlino nella quarta serie regionale, con la casacca del Neukolln. «Centravanti – afferma in conclusione Marica Valente– con il numero 9 sulla schiena. E per le azzurre, ai mondiali di Francia, ho tifato a più non posso».

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