FINANZIAMENTI ILLECITI

Processo appalti in Trentino: nuove accuse a Mario Malossini

Sotto inchiesta i soldi ricevuti per un opuscolo elettorale



TRENTO. Non sarà di quelle particolarmente pesanti, ma certo è che un’altra tegola è piombata sul capo di Mario Malossini: all’accusa di finanziamento illecito dei partiti per i soldi ricevuti in campagna elettorale dall’ingegner Collini, si aggiunge un’ipotesi di reato relativa al pagamento di una pubblicazione elettorale nel 2008. Udienza rinviata - per entrambe le accuse - al 12 maggio.
 L’ex presidente della Provincia, indagato nell’ambito dell’indagine Giano Bifronte, è accusato di aver preso denaro - 15/18 mila euro - da Fabrizio Collini per finanziare la campagna elettorale alle politiche del 2008. Una posizione stralciata dal processo principale, quella di Malossini, che deve rispondere di illecito finanziamento ai partiti e ricettazione. Il primo reato viene contestato perché il versamento destinato a finanziare la campagna elettorale non era stato registrato dalla Collini a bilancio sotto questa voce mentre l’accusa di ricettazione gli viene mossa perché egli sarebbe stato consapevole che il denaro era di provenienza illecita in quanto faceva parte di fondi neri della Collini spa, costituiti grazie alla restituzione dell’imponibile di fatture per operazioni inesistenti. «Su di me - aveva detto Malossini quando era caduta l’accusa di corruzione - c’è solo un episodio di una contribuzione per il mio libro “Il Trentino che vorrei” di un amico che conosco da vent’anni. Io non sono andato a contrattare un bel niente. Poi chiariremo tutto anche per quanto riguarda le accuse di ricettazione e di finanziamento illecito».
 Ieri, nell’aula insieme al giudice Carlo Ancona, ai sostitui procuratori Pasquale Profiti e Alessia Silvi c’erano gli avvocati Monica Baggia, Carlo Stefenelli e Umberto De Luca, ma non Malossini e nemmeno Collini.
 E nel corso della breve udienza s’è parlato per la prima volta del fascicolo relativo ad un altro episodio rilevato dalla Guardia di Finanza e anch’esso legato alla stampa di materiale di propaganda politica. I nuovi guai arriverebbero dal denaro che una non ben precisata società avrebbe versato ad una tipografia trentina come pagamento per la realizzazione di alcuni depliant elettorali. Inizalmente la fattura sarebbe stata intestata proprio a Malossini, ma poi questa sarebbe stata annullata e ne sarebbe stata emessa un’altra, saldata dall’azienda in questione. Un pagamento, secondo quanto è poi emerso nel corso delle indagini, che sarebbe stato effettuato senza la necessaria delibera del Cda e successivamente inserito in bilancio sotto la generica voce “spese di tipografia”. Si tratterebbe di poche migliaia di euro, ma sufficienti per aprire un altro fronte nelle indagini. Ieri, prima di fissare al 12 maggio la prossima udienza, il giudice Ancona ha accolto la richiesta della difesa di unire i due fascicoli. Non è affatto azzardato prevedere che tra tre mesi i legali chiederanno per il loro assitito il processo con rito abbreviato. Rinviata al 15 aprile, invece, l’udienza per Collini: occorre quantificare il risarcimento













Scuola & Ricerca

In primo piano