«Poveri trentini, la pagheranno cara»

Grisenti profetico: «Il nostro messaggio di cambiamento è troppo avanti, ma i cittadini lo capiranno. Spero solo che non sarà troppo tardi»


di Luca Petermaier


TRENTO. Quell’aurea di «grande saggio» che - dopo il suo ritorno in politica - ammanta ogni parola di Silvano Grisenti oggi è ancora più intensa. A vederlo dietro alla scrivania nella sede di Progetto Trentino, mentre con cura analizza i risultati elettorali, «el Silvano» pare un guru ispirato da un’entità superiore. Un mistico in tuta da ginnastica. Un profeta che ha passato la giornata sul lago di Garda a raccogliere olive. E che ora, smessi i panni dell’agricoltore, a urne chiuse traccia al cronista e all’uditorio che lo circonda rapito uno scenario futuro in precario equilibrio tra la speranza e l’apocalisse: «Una cosa - sentenzia - mi ha insegnato la politica: che non si può precedere la propria comunità. Io, oggi, l’ho fatto. Ho proposto un’idea di cambiamento che forse è troppo avanti. Spero e mi auguro che il Trentino ce la possa fare, ma ho l’impressione che il tempo sia scaduto e la crisi travolgerà anche i trentini. Ma di certo non colpirà quei lazzaroni che hanno maneggiato il potere. Colpirà la povera gente. E questo mi fa imbestialire».

Grisenti, veniamo al vostro risultato elettorale. Avevate promesso che - da oggi - il mondo sarebbe cambiato. E invece avete il 9%. Come leggete il risultato?

Io vedo il bicchiere mezzo pieno. Sono una persona positiva, ma sarei bugiardo se dicessi che non ci aspettavamo qualcosa di più.

Che cosa non ha funzionato nel messaggio?

Non siamo stati capaci di leggere la società che ci sta attorno. Abbiamo creduto che la gente volesse cambiare e invece i trentini hanno scelto la continuità.

Forse perché il cambiamento che proponevate non era così credibile?

Forse è così, e di questo mi assumo ogni responsabilità.

Cosa pensa del risultato del centro sinistra? Si aspettava percentuali così bulgare?

Rossi è stato bravo, ha saputo far passare il messaggio che la stabilità e la continuità di governo sono dei valori. E, in generale, lo sono. Ma non qui e non ora. A mio avviso il Trentino aveva bisogno di voltare pagina, ma noi non siamo stati bravi a farci seguire in questo percorso di svolta.

E di questo super-Patt, cosa dice?

Bravissimi anche loro. 41 mila voti sono tantissimi. Hanno raccolto quell’anelito di appartenenza ad una comunità che in momenti di crisi la gente manifesta. E i trentini, in questo, non fanno eccezione. Su questo punto sono stati migliori di noi.

Il Pd si conferma primo partito: sorpreso?

Un po’ sì, considerando che secondo me rappresentano l’immagine dell’incapacità di governare.

C’è qualcosa che avete fatto e di cui oggi si pente?

No, rifarei tutto. Non mi iscrivo nel partito degli impallinatori del candidato presidente e degli altri partiti della coalizione.

Riproporrebbe anche i buoni benzina gratis? Non è parsa una trovata azzeccatissima...

Rifarei anche quello. Anzi, tra poco ci renderemo conto di quanto reale sia questa proposta. La gente ha bisogno di atti concreti, non di generiche promesse. E le dico di più: se qualcuno dovesse azzardarsi a rubarci quest’idea, beh, ghe bato via le man...

Sinceramente: pensavate di asfaltare l’Upt, che invece ha tenuto. Di questo che mi dice?

Sono stati bravi. Non avere Dellai, che da solo vale 20 mila voti, e restare in doppia cifra non è male. Ma ora basta con questo fantasma di Dellai, prima ci lascia e meglio è.

Lei entra in consiglio con altri tre compagni di lista: farete opposizione dura?

Faremo opposizione costruttiva. Controlleremo accuratamente l’attività della giunta, ma saremo pronti a condividere le buone idee.

Emozionato a tornare in consiglio?

Emozionato no. Felice. Felice perché, finalmente, potrò fare il consigliere libero da vincoli di sorta. A 60 anni, e con una certa esperienza sulle spalle, è una bella sensazione. Penso che ci divertiremo.

Su questo voto ha pesato molto l’astensionismo: si aspettava una partecipazione così bassa?

Molto. Significa che, anche in Trentino, le forze politiche non sono state capaci di attirare l’interesse dell’elettorato.

Il centro destra, però, dà la colpa a voi di una divisione che ha penalizzato tutti...

Fesserie. Questa è la classica risposta di chi l’ha presa nei denti e cerca di dare la colpa agli altri.













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