Politici “highlander”: Dellai e Cogo in sella dal lontano 1985
Primi seggi 27 anni fa nei consigli comunali di Trento e Tione Morandini in Provincia dall’88, Pacher in municipio dal ’90
TRENTO. Dirlo sarà banale, ma va ricordato: quando vennero eletti per la prima volta Tangentopoli non si profilava all’orizzonte, i telefoni cellulari ancora non esistevano, men che meno Internet. E il muro di Berlino era ben saldo. Il presidente della provincia Lorenzo Dellai e la consigliere provinciale del Pd Margherita Cogo: sono loro i politici “highlander” di casa nostra, gli “immortali” per usare una popolare immagine cinematografica, in politica da ben 27 anni essendo stati entrambi eletti per la prima volta nel lontano 1985, nei consigli comunali di Trento e Tione, dove poi divennero sindaci. Non sfigurerebbero affatto, sulle pagine della stampa nazionale che in questi giorni, dopo l’annuncio della non ricandidatura da parte di Walter Veltroni, offrono ritratti e schede dei vari Pisanu e La Malfa (parlamentari dal 1972), Cicchitto (dal ’79), Casini (dall’82), Fini (dall’83) fino a D’Alema e Bossi, entrambi dall’87. “Battuti” dunque di due anni anche dai nostri Dellai e Cogo.
Sarebbe troppo facile ironizzare sulla voglia di “rottamazione” spinta dal vento dell’antipolitica che soffia sulle Regioni, Trentino e Alto Adige compresi. Dove peraltro Luis Durnwalder “regna” dal 1989, ma dopo dieci anni come assessore provinciale, altri cinque come consigliere e prima ancora quattro come sindaco della sua Falzes: in politica dunque dal 1969, l’anno della strage di piazza Fontana. In Trentino non si arriva a tanto, ma i “dinosauri” non mancano comunque. Detto di Dellai e Cogo, al terzo posto si piazza in solitaria Pino Morandini, magistrato del Tar in aspettativa ormai dal 1988, quando entrò per la prima volta in Consiglio regionale per la Dc, poi rieletto quattro volte via via per Partito popolare, Centro-Upd, Udc e Pdl. Il cambio di casacca insomma non ne ha mai condizionato l’elezione, e si capisce: dalla sua, un blocco di voti portatogli in dote dal suo impegno nel Movimento per la vita, di cui è vicepresidente nazionale. Subito fuori dal podio, un po’ a sorpresa, ecco il vicepresidente della giunta Alberto Pacher. Che in Provincia siede solo dal 2008, ma prima vanno considerati i tanti anni in Comune a Trento: consigliere dal 1990, assessore dal ’93, vicesindaco dal ’95, sindaco reggente nel ’98 quando Dellai si dimise per candidarsi a Piazza Dante, infine sindaco dal ’99 al settembre 2008. Per Pacher una ricandidatura è ampiamente prevedibile, proprio perché alla prima legislatura provinciale. Circa invece il ruolo di leader della coalizione, come noto, i pareri nel centrosinistra autonomista divergono radicalmente.
Fin qui le prime quattro posizioni. Alle cui spalle scalpitano però altri nomi importanti della politica trentina. A partire dal senatore della Lega Nord Sergio Divina, eletto in Consiglio provinciale ormai quasi vent’anni fa, nel 1993, poi confermato cinque anni dopo e anche nel 2003. Tre anni dopo le dimissioni, ma perché nel frattempo eletto in Senato, seggio riottenuto nel 2008. E pochi mesi dopo, benché già parlamentare, sfidante (sconfitto) di Dellai per la guida della Provincia. Anche per Divina è facile pronosticare una nuova presenza sulle schede elettorali la prossima primavera, quando verrà rinnovato il Parlamento. Assieme all’attuale senatore, nel 1993 vennero eletti in Consiglio provinciale altri due politici che tuttora vi siedono. Il primo è Nerio Giovanazzi, che allora il seggio lo ottenne correndo nelle liste del Partito popolare, transitando poi al pari di Morandini nel Centro-Upd ma poi virando verso Forza Italia e, infine, creando la lista personale “Amministrare il Trentino”. Da ultimo, il fiemmese Mauro Delladio: dapprima leghista, nel 1998 passò a Forza Italia conoscendo il brivido di una doppia proclamazione, dopo l’annullamento dell’elezione da parte del Tar per contestazioni sul conteggio dei voti mosse dal primo dei non eletti, Flavio Mosconi. Ripetuto lo scrutinio delle schede di Ziano, Delladio riconquistò il seggio. Per questo la corona di vero “highlander” la merita proprio lui.
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