Poli, i «signori» del supermercato

Sessant’anni di attività, fu la famiglia che inventò a Trento la grande distribuzione. La bottega si è trasformata in impero


di Giorgio Dal Bosco


TRENTO. Sessanta anni, quasi una vita. Almeno la vita media di una volta. Dalla miseria al benessere, dalla fame patita a Santa Massenza alla mezzadria al servizio dei “siori” de Lorenzi a Trento in zona La Vela. Dal bugigattolo di una prima botteguccia di ortofrutta in via Malvasia ad un vero e proprio impero regionale economico con 1700 dipendenti con 70 supermercati. Questa è, in sintesi, la storia dei Poli, i titolari degli omonimi supermercati. Questa storia potrebbe cominciare nel 1938 con l'apertura di una prima piccola bottega di ortofrutta e potrebbe proseguire con l'acquisto nei primi anni '50 dei ruderi di una casa, in via Roma, angolo via Orfane, distrutta dal famoso bombardamento della Portela e ricostruita nel 1954. La storia, però, che noi sinteticamente ricostruiamo, comincia per obbedienza all'attualità, nel 1957 quando i protagonisti di allora Beniamino e Giuseppe Poli – 30 e 34 anni - trasformarono la “botteguccia” di via Brennero in qualcosa di poco più spazioso, ma soprattutto – è qui che viene sotterrato il seme dello straordinario successo imprenditorialcommerciale – qualcosa di radicalmente innovativo: sugli scaffali venivano esposte non più soltanto patate e cespi di insalata, ma anche pane, companatico e oggetti per la pulizia casalinga. E tutto ciò a portata di mano non del commesso ma dello stesso cliente che avrebbe pagato alla cassa.

Vale la pena fare un parallelo storico. Quando nel 1957 i due fratelli Poli ampliano la piccola bottega a primo supermercato, a Milano qualche settimana prima c'è stata l'apertura in viale Regina Giovanna del primo supermercato. Ed è nientepopodimenochè di Bernardo Caprotti, il padre padrone della Esseleunga, morto ricchissimo l'anno scorso. Dunque, il successo dei Poli non nasce dall'esperienza altrui, ma, almeno per incipit, ne è coevo. Per certi versi il successo Poli ha una caratura famigliare, intesa come concordia, che i Caprotti non hanno avuto: le due distinte famiglie Poli hanno condiviso l'idea che il marchio sarebbe dovuto rimanere unico senza una inutile reciproca concorrenza.

Se il primogenito supermercato Poli ha sede in via Brennero, il vero primo “grande” fratello è quello all'angolo di via Roma e via Orfane, chiuso l'anno scorso. E qui la storia acquista un taglio anche di solidarietà sociale, taglio un po' trentino, trentino buono, ben si intende. Quando nel 1959 i due fratelli Beniamino e Giuseppe Poli hanno ricostruito dalle macerie quella casa, organizzandola per il loro secondo supermercato, hanno seminato nella popolazione trentina una notevole fiducia. È ben vero che in quegli anni si intravedono i primi segnali della ripresa postbellica in una città di 70.000 abitanti che sta per essere ricostruita (Villaggio di San Donà, San Bartolomeo, rione di Cristo Re con i suoi due “grattacieli”), ma è anche vero che vi è molta emigrazione di giovani soprattutto in Germania e Belgio. Chi rimane a Trento e ha la fortuna di essere assunto in quel supermercato è un lavoratore che crede in questa innovazione commerciale e nel suo futuro professionale alle dipendenze dei Poli. Che poi Beniamino e Giuseppe Poli abbiano fiuto lo dimostrano anche pochi anni dopo nel 1964 aprendo il supermercato davanti a quello che soltanto cinque anni dopo sarà l'ospedale Santa Chiara.

E arriva l'alluvione che in via Orfane, il punto più basso della città, e in via Brennero spazza via quasi tutto e dunque anche il loro supermercato. La salvezza e la ricostruzione passano per due elementi. In primis la fiducia delle banche che intuiscono essere il supermercato una consistente fetta del futuro commerciale cittadino. Per secondo ma altrettanto importante vi è e la solidarietà dei dipendenti che lavorano quindici giorni notte e dì per salvare il salvabile. Preannunciato dalla pubblicità di una mezza pagina dei quotidiani, sabato 26 novembre il supermercato può riaprire. I due fratelli Poli non lesinano nella circostanza, nero su bianco, i ringraziamenti per tutto il personale, per gli studenti, per i vigili del fuoco. Insomma, quella che sembrava essere la tomba dell'esperienza del supermercato diventa la vera incubatrice del successo.

Limitandoci alla prima decina di nuove aperture dopo Largo Medaglie d'Oro sarà il turno di via Fermi (1970), via Matteotti, Gardolo, Regina con ampliamento ad altro genere commerciale oltre quello alimentare. Poi i Poli sconfinano in Alto Adige ad Egna (1987), dall'Olanda copiano (e saranno copiati da altri supermercati italiani) un supermercato a pianta circolare (Bollo Rosso). Nel 2014 vi saranno l'acquisto di Orvea e lo sfondamento in Veneto ad Affi.

Qual è il segreto del successo, oltre – beninteso - alla capacità imprenditoriale che i fondatori, quasi lo avessero nel dna, hanno trasmesso ai nipoti e pronipoti? Sicuramente nella formula della trasparenza con la netta separazione tra impresa e famigliari.

Dei tre figli di nonno Beniamino, ossia Paolo, Franco e Renzo, attualmente soltanto Paolo è rimasto nell'azienda (ne è presidente). Suo figlio Federico è responsabile del canale all'ingrosso. Franco è uscito nel 2006 in quanto i suoi figli avevano altri interessi e altre ambizioni. Dunque, non ci sarebbe stato seguito aziendale.

Renzo è uscito nel 2001 anche perché sua figlia, vivendo all'estero, aveva già mostrato scarsa propensione. Dei figli di Giuseppe, ossia Marco, Sandro e Marcello, tutti soci, solo Marco e Marcello – quest'ultimo non ha figli - hanno ruoli operativi. Marco è consigliere d'amministrazione, suo figlio Michele è responsabile dell'area contabilità e finanza mentre l'altro figlio, Mauro è il responsabile dell'area marketing e sviluppo. Infine Marcello è l'amministratore delegato.

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