Piste ciclabili, ecco cosa non va

«Mancano attraversamenti e la segnaletica è carente. E servono più rastrelliere»


Martina Bridi


TRENTO. Trento è sulla buona strada in tema di estensione delle piste ciclabili cittadine, ma ci sono ancora molte cosa da fare. Manuela Demattè, presidente della Federazione italiana amici della bicicletta (Fiab), pur riconoscendo gli ottimi risultati raggiunti nel giro di pochi anni, non risparmia alcune critiche al sistema di gestione delle ciclabili.

«Mancano gli attraversamenti ciclabili sugli incroci di corso 3 Novembre con via Milano, via Malfatti e via Piave - spiega la portavoce della Fiab - così come più avanti non è chiaro dove vada a finire la pista ciclabile di via Santa Croce che sbuca alla Fbk». Inoltre, in alcuni zone la segnaletica è carente e non sono solo i pedoni a non capire di star camminando sulla tratta riservata alle biciclette, ma anche gli stessi ciclisti a non sapere che qualche metro più in là si trova pista ciclabile.

Ulteriore problema, la frammentazione della rete ciclabile: «In alcuni tratti non ci sono i collegamenti tra piste e altre finiscono misteriosamente nel nulla lasciando al ciclista la scelta tra proseguire sulla strada, fare slalom tra i pedoni sul marciapiede oppure scendere e spingere la bici a mano», osserva la Demattè.

Altra questione sollevata dalla presidente della Fiab quella della carenza di rastrelliere: «Quella a fianco dell'ufficio anagrafe in piazza Fiera è sempre piena, in via Roma e in via Manci ce ne sono due molto utilizzate che andrebbero potenziate, mentre in via Belenzani è stata tolta con il risultato che adesso i marciapiedi della via sono un fiorire di biciclette agganciate a panchine e pali».

Per incentivare le persone a lasciare a casa l'auto a favore di un mezzo a due ruote senza motore e decisamente più ecologico, la Fiab lancia diverse proposte: «Per quanto riguarda la Ztl, al suo interno dovrebbe essere istituiti i controsensi ciclabili: strade a senso unico per le macchine ma a doppio senso per le biciclette, come ad esempio via Roccabruna, molto larga e poco trafficata - spiega la Demattè - inoltre si potrebbe seguire l'esempio di Reggio Emilia, dove in centro è stato fissato il limite di velocità a 30 all'ora in modo che da scoraggiare il transito delle macchine e salvaguardare la sicurezza di ciclisti e pedoni».

Tra gli interventi da apportare con maggiore urgenza, la creazione di piste ciclabili sulle vie ad alta percorrenza che delimitano la Ztl, in primis via Giusti, via Grazioli e via Torre Verde: «Andare in bicicletta su queste strade è inquietante perché le macchine viaggiano a velocità sostenuta - spiega la Demattè - invece ci sarebbe lo spazio per fare le piste ciclabili sul lato del marciapiede meno utilizzato dai pedoni, quello dove ci sono meno attività commerciali».

Utilissima potrebbe essere una mappa delle tratte ciclabili cittadine, così come un ufficio appositamente dedicato a gestire tutte le questioni che riguardano l'uso della bicicletta in città: presta-bici, targhe, segnaletica e tutto il resto. «Inoltre si potrebbero piazzare dei contabici elettronici su diverse piste della città per far capire quanto sono frequentate e invogliare anche altre persone ad imitare chi già si reca in bici al lavoro o in centro», propone, ricordando quanto fatto l'anno scorso: «Il contatore elettronico posizionato sulla ciclabile di via Brennero, in una sola giornata dalle 7 di mattina alle 7 di sera, ha registrato ben 2 mila passaggi».

Altra idea è quella di permettere a chi compra una nuova bicicletta di "scaricarla" e recuperare parte della spesa, un incentivo fiscale a favore dei mezzi di trasporto alternativi: «Questo momento di crisi economica potrebbe rappresentare un'ottima opportunità per convincere le persone ad abituarsi all'uso della bicicletta in quanto mezzo ecologico ed economico», sostiene la Demattè. Suggerimenti precisi e semplici che potrebbero essere la chiave di volta per fare in modo che Trento possa finalmente elevarsi al titolo di città a misura di bicicletta.













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