Pinter: «Questa coalizione non è in salute» 

L’ex vicepresidente della giunta, con Pacher e Dellai, lunedì parlerà di nuova autonomia: «Guai a spartirsi solo i seggi»


di Gianpaolo Tessari


TRENTO. «Per una nuova stagione dell’autonomia». E’ il titolo di un incontro organizzato da Pd ed Upt e attorno al tavolo si troveranno a discuterne Lorenzo Dellai, Alberto Pacher e Roberto Pinter. Sul cartellone (appuntamento lunedì sera alle 20.30 a Villalagarina) seguono i nomi, in caratteri molto più ridotti, dei capigruppo dei due partiti gemellati in un recentissimo accordo, Alessio Manica e Passamani Giampiero, in quest’ordine proprio così, come all’appello a scuola, e pure con il nome scritto sbagliato, con la emme.

Ma scelte grafiche a parte sorprende la “singolarità” dei relatori: il fatto che per parlare del futuro della Specialità si interpellino relatori di sicura esperienza, solleva qualche dubbio sul avvenuto ricambio nei ruoli chiave dei protagonisti del centrosinistra. Ma tant’è, in questi giorni (e lo testimoniano le foto in questa pagina) sono molti i ritorni eccellenti nel mondo della politica trentina.

Pinter, che cosa significa questa vostra presenza simultanea?

«Vuole dire di noi vecchietti terribili? Capisco che questa iniziativa possa far nascere cattivi pensieri. In molti mi hanno chiesto, lo hanno fatto in questi giorni anche a Pacher, se sia un segnale che siamo pronti a tornare in pista...».

Ed è così?

«Ma no, è il tema della serata che può dare adito ad ironia, con quella “nuova stagione”: sta ad indicare, e non ci deve essere confusione, che i relatori in cartellone non si candidano a presidenti della Provincia. Anzi, proprio perchè siamo fuori da questa possibilità ci sentiamo liberi di parlare di una stagione che non va a coincidere con i presenti. Ma possiamo dialogarne sulla base di un’esperienza. Mettendo delle idee sulle vere necessità per questo Trentino. In pista, nel suo ruolo, c’è Dellai ma non noi».

Certo parlare di politica futura, con questo calderone a livello nazionale non è una passeggiata...

«Il futuro, bene che vada, aprirà uno scenario di estrema incertezza. Detto brutalmente anche il peso delle Autonomie sarà molto ridotto. E’ evidente che non riusciremo ad avere lo stesso peso in seno al Parlamento, dove o ci sarà l’ingovernabilità o le grandi coalizioni. Va aggiunto il clima di ostilità nel confronto delle Autonomie. Basti anche pensare al passaggio sul referendum, dive alla fine Renzi ha perso...».

Scusi, su questo: lei come ha votato a quel referendum?

«Ho votato no, ma non contro Renzi. Solo perché si trattava di una riforma centralista. Il clima, dicevo, non è che sia cambiato molto. Incertezza che non appare minore nemmeno sullo scenario europeo».

E qui da noi, la partecipazione per definire il nuovo Statuto?

«Un sostanziale fallimento. Non ha prodotto nulla e non si è vista neanche una grande partecipazione. Ciò indica che non si ha una grande consapevolezza. L’ho detto: non c’era un’idea politica alla base. Ed era inutile chiamare il popolo ad esprimersi se non c’era un’idea...».

Come valuta lo stato di salute coalizione del centrosinistra autonomista?

«Non è dei migliori. Il Pd ha i suoi problemi, c’è questo patto con l’Upt, ok. Ma il Patt intanto ridefinisce la propria area, c’è tutti giorni la discussione su Rossi sì o Rossi no.. La coalizione non è certo a prova d’acciaio».

Suggerimenti?
«In questo quadro si eviti di mettersi a spartire i seggi elettorali per le politiche o per le provinciali. Serve un Patto per l’Autonomia, dove si mettano da parte le rispettive ambizioni. Ci si metta d’accordo su alcune idee essenziali per la tenuta del quadro autonomistico. Si lavori per un rapporto più forte con Bolzano: il tutto senza voler conservare l’esistente ma con delle proposte di riforma e di innovazione».













Scuola & Ricerca

In primo piano