Personale e acquisti: la «polpa» sta qui

Il piano di riorganizzazione e le forbici della Provincia: ecco come si cercherà di risparmiare i 120 milioni di euro


di Paolo Morando


TRENTO. Cifre non se ne fa strappare, il direttore generale della Provincia Ivano Dalmonego. E si capisce perché: dovrà essere la giunta a definire nei dettagli il “quantum” di ogni singola misura. È il “Piano di miglioramento della pubblica amministrazione” da adottare entro 60 giorni dall’entrata in vigore del disegno di legge “Interventi a sostegno del sistema economico e della famiglia”, emendato l’altro ieri da Piazza Dante proprio per inserirvi gli interventi che dovrebbero far risparmiare alla Provincia 120 milioni di euro l’anno. La “spending review” trentina, avviata in tempi non sospetti (prima di Monti, Giarda e del commissario Bondi), prevede come noto un taglio del 10% alle spese di back-office: che è in sostanza il funzionamento della burocrazia provinciale (Comuni compresi), con costi complessivi che assommano a circa 1 miliardo e 200 milioni. Soldi che se ne vanno in stipendi del personale, acquisti, tecnologie: quanto insomma poi produce servizi per i cittadini. Tutto è precisato nell’emendamento presentato ieri dalla giunta ma, appunto, senza indicarne i dettagli quantitativi. Ed è facile prevedere fin d’ora che nelle prossime settimane, tra gli assessori, si scatenerà una lotta all’ultimo sangue per non essere tra i più “falcidiati”. Anche perché, e Dalmonego lo sottolinea, l’obiettivo trentino del 10% è addirittura più alto di quello che il governo si prefigge, pari invece al 9.

Il punto è uno solo: dove sta la “polpa”? Dove si può più facilmente affondare i denti (meglio: le forbici) per ricavarne, senza ovviamente rischiare di compromettere il funzionamento della “macchina”, risorse tali da raggiungere la sospirata quota 120 milioni? Sui vari capitoli di spesa è già al lavoro il Comitato guida presieduto da Paolo Collini (preside della facoltà di Economia) e composto tra gli altri dal professor Gianfranco Cerea, dallo stesso Dalmonego e da alcuni tra i principali dirigenti generali della Provincia (personale, informatizzazione, semplificazione, ragioneria). È qui che Dalmonego si trincera dietro la diplomazia: «Ora non siamo in grado di definire le dimensioni dell’impatto delle varie strategie, l’attuale situazione è quella di un cantiere aperto: quelle indicate nell’emendamento sono linee strategiche, le azioni specifiche arriveranno solo dopo che ne sarà stata definita la potenziale incisività». Che è esattamente ciò che ora all’esame. Le simulazioni non mancano, in Provincia se ne elaborano ormai da mesi. E qualcosa si può comunque dire. Senza dimenticare che per altri capitoli di spesa (le consulenza, le spese discrezionali) cifre precise sono già indicate nell’ultima finanziaria: rispettivamente tagli del 65 e del 35 per cento. E che il tutto verrà annualmente implementato con le manovre finanziarie di bilancio.

La “polpa” di cui sopra, stando alle simulazioni, e su cui si andrà a incidere nella manovra di riorganizzazione, sta essenzialmente in due punti: il turn-over del personale e la centrale acquisti. Il primo avrà tempi non brevissimi. E il perché è ovvio: si tratta sostanzialmente di attendere che il personale più “costoso” (dirigenti e direttori) maturino i requisiti previdenziali. La riorganizzazione partita con la riduzione dei dirigenti generali, e che nei prossimi mesi dipartimento per dipartimento proseguirà a cascata su servizi e uffici (il secondo e terzo livello), produrrà infatti effetti concreti solo con i primi pensionamenti, peraltro già a fine anno. Ma sul “quantum” che emergerà dalle mancate sostituzioni Dalmonego non si sbilancia. Certo, parallelamente il percorso prevede un sempre maggiore utilizzo delle tecnologie e una progressiva semplificazione delle procedure: l’uso strategico delle prime e il continuo snellimento delle seconde, eliminando attività inutili e facendo così diminuire l’incidenza dell’apporto del personale, hanno l’obiettivo di far aumentare la produttività della pubblica amministrazione. Che, ed è un dato importante, incide per un buon 15% del Pil complessivo trentino. L’innovazione, la crescita e lo stimolo della competitività, oltre che nel settore privato, devono insomma passare anche attraverso una sempre maggiore efficienza del sistema pubblico. Il secondo grande capitolo, spiega Dalmonego, è legato alla creazione di una struttura centralizzata per gli acquisti. E qui probabilmente i risultati si potranno avere in tempi più rapidi. Non a caso da tempo la Provincia ha indicato ai Comuni la via da intraprendere per quanto riguarda appalti e concorsi: la gestione in forma associata attraverso le Comunità di valle, che scatterà dal 2013, per avere prezzi omogenei tra le diverse realtà e ottenere così economie di spesa “pesanti” nell’ottica dell’obiettivo dei 120 milioni di euro.

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