Pergine spettacolo aperto è l’ora di voltar pagina
Dopo la rinuncia al progetto del teatro tenda all’interno del Parco Tre Castagni questa sera Paolo Oss Noser e il direttivo lasciano dopo sei anni di intensa attività
PERGINE. Non sarà un’assemblea ordinaria quella di questa sera per Pergine Spettacolo Aperto. Non tanto per il significato formale del termine, ma per i contenuti anche simbolici che segneranno l’annuale appuntamento con i soci. Come è noto ormai da tempo, sarà l’ultima volta che il presidente Paolo Oss Noser relazionerà sull’attività del festival, chiudendo un ciclo durato sei anni.
Sono stati anni molto difficili per l’associazione, in cui si sono alternati periodi di grande euforia a momenti di incertezza. Anni in cui è stato rilanciato un progetto culturale importante per la comunità perginese, accompagnato dalle ambiziose aspirazioni di realizzare un contenitore di rilevanza provinciale. La vicenda del nuovo teatro all’aperto previsto al parco Tre Castagni è stata senza dubbio la variabile che maggiormente ha condizionato l’attività del festival, andando ad assorbire non solo risorse finanziarie, ma energie vitali di un gruppo che da sempre si alimenta di entusiasmo. Rispetto alle dinamiche e alle reazioni messe in moto in seguito all’annuncio del nuovo teatro (che avrebbe dovuto essere di rilevanza provinciale), i vertici di Pergine Spettacolo Aperto hanno sempre mantenuto un profilo basso, senza alimentare inutilmente una certa vis polemica. Non nascondendo, peraltro, un certo imbarazzo nel vedere naufragare un’occasione che per la comunità perginese non si ripeterà più, al di là delle prospettive che Palazzo Crivelli potrà offrire.
Una ferita, quella del teatro, che ha rischiato di mettere in secondo piano la proposta culturale che storicamente identifica il festival perginese. Una proposta sempre innovativa, che mai si è seduta sugli allori dei successi del passato. La precedente presidenza, quella di Giorgio Torgler, aveva rivoltato Pergine Spettacolo Aperto come un calzino, facendogli abbandonare l’etichetta di festival generalista che l’aveva elevato a impensabili successi nel corso degli anni Settanta e Ottanta: altri tempi, altre risorse. La presidenza di Paolo Oss Noser aveva raccolto la sfida, rilanciando l’aspetto innovativo e cambiando nuovamente pelle al più longevo festival trentino. Il festival è diventato più identitario, legando la propria immagine a quella del manicomio perginese, puntando – grazie alla direzione artistica di Cristina Pietrantonio – a nuovi filoni culturali, forse più di nicchia, ma meno legati a spazi e a contesti specifici. Un percorso che ha incuriosito il pubblico, sempre più a suo agio nel godere di più momenti “one shot”, piuttosto che sedersi un paio d’ore in una cornice teatrale (che fra l’altro, quella del teatro tenda, era pure diventata triste).
Ora una nuova svolta. Stasera scade il consiglio di amministrazione che in questi anni ha accompagnato Paolo Oss Noser: il vicepresidente Marcello Pallaoro, poi Gabriele Buselli, Gianluca Filippi, Roberto Filippi, Marco Frisanco, Emanuele Masi. Si annunciano novità, che riguarderanno i vertici, con l’entrata nell’associazione di nuove persone, in grado di alimentare un necessario ricambio e il rinnovo di strategie e politiche culturali. Le sfide che avrà di fronte il nuovo presidente, in particolare, riguarderanno la necessità di trovare una nuova dimensione nelle relazioni con le istituzioni: quella perginese per quanto concerne la costruzione di una politica culturale di rilancio, quella provinciale per ciò che riguarda la conferma di un ruolo di primo e la ricerca di un dialogo produttivo. Altre sfide riguardano il territorio: cercare nuove interazioni, far crescere l’identità legata all’ex Op, costruire un’immagine sempre più smarcata dallo spazio fisico. «Pergine Spettacolo c’è ed è più vivo che mai», ripetono in via Guglielmi.
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